RAM
Lightbringer

2009, AFM Records
Heavy Metal

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 08/07/09

In un Nord Europa dominato, in gran parte, dalla scena death e black, ecco gli svedesi RAM sfornare un secondo album all’insegna dell’heavy metal che trova la sua massima espressione negli anni ’80. Il loro proposito, sin dalle prime canzoni, è chiaro ed evidente: far rivivere nel 2009 i fasti degli anni d’oro di questo genere, proponendo borchie, suoni metallici, riff taglienti e acuti alla Halford che hanno fatto scuola e segnato un’epoca.

Ed è proprio questo il grosso difetto che sopraggiunge ascoltando "Lightbringer": sembra quasi che il loro ottimo intento, peraltro ben eseguito, con ottimi suoni e un’ottima produzione, si trasformi in un puro esercizio di stile, e si ha come la sensazione che si voglia imitare un po’ troppo le band storiche, ad esempio i Judas Priest in questo album vengono presi come modello assoluto da imitare e seguire; ebbene i RAM lo hanno fatto anche fin troppo, come si puo’ sentire in alcuni brani come "In Victory", "Awakening The Chimaera", "Blood God", nei quali possiamo sentire acuti che sembrano uscire dal famosissimo album "Painkiller", dove Rob Halford è all’apice della sua carriera di cantante.
Per quanto gran parte delle canzoni siano anche ben eseguite e ben suonate e siano molto piacevoli da ascoltare, la sensazione che ci lascia questo album del gruppo svedese è di assoluta freddezza e di forzatura della voce e di gran parte dei brani del disco. Un vero peccato, in quanto i RAM sono anche riusciti a tirare fuori una vera e propria perla come "Suomussalmi (The Few Of Iron)", ottima canzone che riprende gli albori dell’epic, fatto di oscurità e di cupa lentezza. Un brano decisamente ben costruito, ben ritmato e cadenzato, dove il cantante Oscar Carlquist non ha bisogno di urlare come Halford dei tempi d’oro per poter risultare espressivo.

Potenzialmente poteva essere un ottimo lavoro da ricordare anche per la buonissima produzione alle spalle, in pratica è stato rovinato dall’eccesso di revisionismo, facendolo risultare un album piacevole da ascoltare in auto, ma nulla più.



01.Crushing The Dwarf Of Ignorance        

02.Lightbringer        

03.In Victory        

04.Awakening the Chimaera        

05.Ghost Pilot (MI II)        

06.Suomussalmi (The Few Of Iron)        

07.Blood God        

08.Titan        

09.The Elixir        

10.Prelude to Death

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