Swashbuckle
Back To The Noose

2009, Nuclear Blast
Thrash

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 24/07/09

Recensione a cura di Mario Munaretto

Fino a oggi non avevo mai sentito parlare degli Swashbuckle, ma incuriosito dal design della copertina di questo “Back To The Noose” e dopo aver dato un’occhiata al loro sito ufficiale, mi sono illuso di aver trovato qualcuno in grado prendere il timone dell’eredità lasciata dai gloriosi Running Wild, prova fallita invece, a mio modo di vedere, dai gracchianti Alestorm con il loro quantomai improbabile True Scottish Pirate Metal. Ma torniamo come una palla di cannone incatenata agli Swahshbuckle.

 

La band si è formata agli inizi del 2005 nel New Jersey ed è un trio formato dall’Ammiraglio Nobeard, alla voce e al basso, dal Commodoro RedRum e dal Capitano Crashride alla batteria. Dopo un paio di demo, nel 2006 pubblicano per un’etichetta indipendente il loro debut, “Crewed By The Damned”, arrivando poi firmare un contratto con Nuclear Blast grazie all’interessamento di Maurizio Iacono dei canadesi Kataklysm. Chiariamo poi che salve le apparenze, dovute ai costumi di scena e alle scelte visive in generale, musicalmente gli Swashbuckle non hanno nulla a che spartire con i citati Running Wild, dato che per loro stessa ammissione suonano pirate-thrash metal.

 

La struttura dell’album è insolita, essendoci la bellezza di ventuno brani racchiusi  in poco più che una quarantina di minuti. “Back To The Noose” inizia alla grande con l’intro “Hoist The Mainsail” e la seguente “Scurvy Back” per poi affondare miseramente in una sequela di brani che variano da un thrash spompato, vedi la title-track, a un noioso death melodico, passando per un hardcore moscio e poco incisivo. Incomprensibile risulta la scelta di inserire dei passaggi, tra un canzone e l’altra, di lagnose composizioni di musica caraibica o pseudo tale, che con il sound dell’album stesso non hanno nulla a che fare.

 

L’impressione generale è che “Back To The Noose” voglia riproporre la stessa formula vincente degli S.O.D. di Speak English Or Die, calcando esageratamente sull’approccio goliardico e scherzoso, in stile Tankard per intenderci, e facendo proprio quell’immaginario piratesco, portato al successo dai Running Wild. Il risultato è incomprensibile, un vero e proprio pastone, che riuscirebbe indigesto anche ai pesci.

 

Con “Back To The Noose” speravo di aprire un forziere contente un gioiellino di valore, un miscela esplosiva e fumante, un S.O.D. meets Running Wild, ma le mie speranze sono state spazzate via da una tempesta oceanica ed è stato invece come risvegliarsi dopo una brutta sbornia di pessimo rhum, consapevole che il Jolly Roger verrà definitivamente ammainato tra qualche giorno al Wacken Oper Air.





01.Hoist The Mainsail
02.Scurvy Back
03.Back To The Noose
04.Cloudy With A Chance Of Piracy
05.We Sunk Our Battleship
06.Rounds Of Rum
07.Carnivale Boat Ride
08.Rime Of The Haggard Mariner
09.Cruise Ship Terror
10.No Prey No Pay
11.La Leyenda
12.Splash-n-Thrash
13.The Grog Box
14.The Tradewinds
15.Attack
16.Peg-leg Stomp
17.Whirlpit
18.All Seemed Fine Until
19.IT CAME FROM THE DEEP!
20.Shipwrecked
21.Sharkbait

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