Dopo l'ultimo disco che li ha presentati al grande pubblico (il primo è finito nel dimenticatoio a causa di problemi distributivi) i finnici hanno intrapreso un tour di supporto a Jon Oliva, dal quale però non sembrano averne imparato molto...ma andiamo con ordine.
La copertina si presenta con un un'immagine di una città post-apocalittica e un uomo di spalle che tiene in braccio un bambino. Questo tipo di ambientazione si rispecchia appieno nelle sonorità dell'album; la tetraggine viene evidenziata dalle tastiere, spesso monotonamente, in sottofondo.
Purtroppo questo album non convince fin dall'inizio, il primo brano parte immediatamente, spiazzando l'ascoltatore e lo fa apparire quasi troncato; sembra qualcuno che entra nella tua vita senza presentarsi, una prorompenza che risulta maleducata. Altre volte invece entrano con delle assolvenze alquanto inutili.
C'è da dire però che il gruppo con gli strumenti ci sa fare, i riff sono accattivanti e la ritmica quando vogliono è incalzante, da notare è la settima traccia "Stillborn", con piacevoli cambi di ritmica. La parte più penalizzata nelle opere del gruppo sono le parti vocali, spesso in contrasto con la musica, forse a causa di un songwriting sbagliato; peccato, perchè la voce del cantante che invece graffiante e potrebbe completare le lacune della band.
In definitiva questo album non aiuterà di certo i Masterstroke nella loro scalata al successo, le carenze sono ancora troppe, soprattutto visto che questo è il loro terzo album.