Jon Oliva's Pain
Global Warning

2008, AFM Records
Heavy Metal

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 22/07/09

E’ indubbio che i Savatage abbiano scritto delle ottime pagine di Heavy Metal, di quello vero, duro e puro, che ha fatto scuola e che verrà sempre ricordato nella memoria di tutti. Indimenticabile ed incancellabile la perdita di Criss Oliva, che pian piano fece scivolare la band verso il gelo e l’arresto conseguente della loro attività.

Fortunatamente la mente vulcanica di Jon Oliva, un vero e proprio titano, alla stregua di Victor Hugo, per creatività esplosiva e maestosità nella composizione, non si è fermata, raccogliendo i resti dei Savatage, portandoli a rinascere, come una fenice dalle proprie ceneri, nei Jon Oliva’s Pain.
Giunti al terzo lavoro, questo lavoro sin dalla copertina intende annunciare le proprie intenzioni: il colore dominante è un verde acido, radioattivo, e la terra, le case e il grande albero che troneggia al centro della copertina è bruciato. Sotto di esso, ci sono degli scheletri mezzi bruciati. “Global Warning” – che bisticcia con la parola inglese “warming”, creando così un gioco di parole – affronta la condizione climatica sempre più critica del nostro pianeta, in gran parte causata dagli umani. Le parole di Jon Oliva non sono di certo confortanti, ma non ha assolutamente torto:
Now we're facing annihilation, the end to all we know/Devastation soon replacing the end to all we grow/Can't you see the power and greed/That's sure to doom us all/They won't rest, now all that's left/Is for the world to fall.

Quest’ album si presenta in tutta la sua magnificenza, presentandoci brani dalle sonorità apocalittiche e solenni come “Global Warning”, “Look At The World”, “Before I Hang”, e le struggenti “Firefly” e “Walk Upon Water”, dominate da organi e cori gospel, intrecciandosi ai riff delle chitarre, che in tutto l’album hanno fatto un lavoro eccellente, facendo onore ai riff di chitarra lasciati da Criss Oliva su dei nastri registrati, e ritrovati dal fratello e riportati a nuova vita in questo album.
C’è chiaramente spazio per riportare alla memoria i fasti dei Savatage, dove Jon Oliva sfodera la sua voce grintosa che ha contraddistinto la band, graffiante come gli artigli di un rapace: stiamo parlando di “Adding The Cost”, “Stories” e “You Never Know”.
Ma c’è da dire che, quando Jon Oliva si mette al pianoforte, non c’è davvero storia, la sua voce abbandona l’aggressività, lasciando spazio alla morbidezza, al brivido, ed alla malinconia. “O to G”, “Open Your Eyes” e “Someone/Souls” non stonano affatto, dando completezza e varietà all’opera, che è anche per la sua varietà che si può definire titanica.

“Global Warning” sicuramente è il modo in cui suonerebbero i Savatage oggi, e rappresenta un notevole passo in avanti per i Jon Oliva’s Pain, rispetto ai due buoni album “Tage Mahal” e “Maniacal Renderings”, e conferma la qualità e la bontà stilistica di Jon Oliva. Un classico sfornato nel 2008 da avere assolutamente nella propria collezione.



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