Nell'immenso panorama brutal, pochissimi gruppi vantano l'importanza e il seguito che i Devourment hanno conquistato con la propria musica, sono poche le formazioni che sono riuscite con un solo album ad influenzare per anni e anni miriadi di musicisti volti a imitare lo stile inconfondibile della band texana, a trarre spunto oggi più che mai da quello che è uno dei classici del genere, uno di quei dischi dinnanzi ai quali la ragione deve essere messa da parte, uno di quei gioielli da vivere e basta.
Molesting The Decapitated ha fatto e fa scuola in tutto e per tutto, a partire dalla splendida (si avete letto bene, splendida) cover, dall'artwork dissacrante all'interno del booklet, dalla produzione bassissima e profondissima, alla voce gorgogliante che tanto ci piace, dall'andamento morbosamente cadenzato dei riff pronti poi a sfrecciare all'impazzata con una velocità assurda, dal suono tipico del rullante così particolare, così secco, così brutal, alla capacità di saper costruire brani mediamente lunghi e strutturati rispetto lo standard del genere proposto, senza per questo perdere un briciolo di potenza.
Nessun compromesso, Molesting The Decapitated lascia senza parole, un disco da ascoltare e riascoltare, da adorare per quelle folate chitarristiche così piene, sature, affascinanti, inesorabili nel "grindare" e maledettamente soffocanti nei putrescenti tempi medi di Postmortal Coprophagia, nei suoi "interminabili" sei minuti abbondanti. Ruben Rosas non dà tregua con il suo grugnito, accompagnando le ritmiche instancabili erette da Brian "Brain" Wynn e Kevin Clark, mentre vengono snocciolate autentiche perle come Choking on Bile, la title-track Molesting the Decapitated (spaventosa, praticamente una canzone perfetta), Self Disembowelment, un vero e proprio manifesto brutal, per non parlare poi di Devour the Damned, Shroud of Encryption, capolavori di pesantezza, classe compositiva, immediatezza, che suggellano un lavoro privo di punti deboli. Una sorta si trattato su come di debba suonare nel modo più marcio, violento e coinvolgente possibile, riversando nei testi un sadismo e una passione per la perversione e la sofferenza così efferata da accogliere ovviamente con macabra ironia... "Haunted, haunted, I begin to see why i need to kill, my lust for your pain is my reason to be.", si legge nella prorompente opener Festering Vomitous Mass, un verso estrapolato fra tanti, ma particolarmente significativo per capire che aria si respira all'interno di Molesting The Decapitated; aria resa ancor più acre e disturbante da una produzione non di certo perfetta, ma incredibilmente adatta per donare ancora più fascino e grezzume al disco.
Non rimane molto da dire... Un disco irrinunciabile per qualsiasi amante del brutal più estremo, un lavoro fondamentale per lo sviluppo della moderna scena estrema, un disco per cui la parola capolavoro può essere spesa senza remore. I Devourment sono uno di quei gruppi da amare, punto e basta.
Devourment
Molesting The Decapitated
1999, United Guttural Records
Death Metal
01. Festering Vomitous Mass
02. Postmortal Coprophagia
03. Choking on Bile
04. Molesting the Decapitated
05. Self Disembowelment
06. Fucked to Death
07. Devour the Damned
08. Shroud of Encryption