Marc Rizzo
The Ultimate Devotion

2007, Mascot Records
Heavy Metal

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 09/04/09

Quella in corso è una grande stagione per gli appassionati di shred, di solismo virtuoso e più genericamente di musica strumentale legata alla sei corde.
Abbiamo da poco scoperto l’astro nascente italiano Massimo Izzizzari e parlato del suo splendido Unstable Balance, abbiamo analizzato le proiezioni neoclassiche di Michael Harris contenute nel pirotecnico Orchestrate e ci siamo lasciati alle spalle il capolavoro di Kiko Loureiro (Angra), Universo Inverso, spettacolare retrospettiva jazz-fusion che rappresenta il culmine tecnico/compositivo di questo eccellente 2007.

Torniamo al presente e focalizziamo la nostra attenzione su "The Ultimate Devotion", seconda esibizione solista di Marc Rizzo, membro fondatore de Ill Nino e attuale riffmaker nei Soulfy di Max Cavalera.
Rizzo ci aveva convinto con “Colossal Miopia” e ci riprova recitando la parte del guitar hero consumato a soli trent’anni, metodo forse irriverente, ma adatto alla situazione che in ogni caso non lo vuole immobile su un tappeto rosso ma operaio tuttofare. Un ragazzo che ci sa fare, e si sente.
Marc sa esprimersi compiutamente nei due stili prediletti: l’utilizzo della chitarra elettrica e l’impiego di una chitarra flamenca, mescolando delicati ritmi latini e la violenza del thrash metal in quello che può essere definito un incontro equilibrato.

Lo shredder del New Jersey non ci pensa due volte e cerca di ubriacare di note l’ascoltatore  sfoggiando una velocità e una precisione da lasciare attoniti seduta stante. Skankin’ To The Shred, è la prima di dieci dimostrazioni.
Il disco, appesantito da una lunghezza media per brano francamente esagerata (otto minuti o giù di lì), percorre un sentiero già battuto e si culla spesso e volentieri sulle note della chitarra acustica, in grado di concedere un sapore agrodolce e, perché no, una piccola dose di sensualità che non guasta mai. L’esempio è quello di Sinceramente e di Angelina’s Song, componimenti di una dolcezza “disarmante”.
The Riddle Of Steel, al contrario, è dura come l’acciaio ed è proprio l’alternanza degli stili il leitmotiv e la particolarità di The Ultimate Devotion.
Sorprende il finale di All For Nothing e di Lived And Learned, due siluri thrash core cantati a squarciagola dallo stesso Marc che permettono di spostare l’attenzione anche sulla performance dei suoi compagni d’avventura G. Money al basso e Kanky alla batteria.

Superficiale la produzione che non rende omaggio al campionario di suoni scelto da Rizzo e che sembra penalizzarlo, a meno che non si tratti di una mancanza tecnica ma dubito fortemente, al momento del tocco della corda nella plettrata alternata (shred elettrico) e durante il flatpicking con l’acustica. Peccato.
Sebbene si stia parlando di un disco che eccelle dal punto di vista tecnico, innebagile, The Ultimate Devotion non riesce a convincere a causa di un songwriting ancora immaturo, non è garantita longevità necessaria per un ascolto prolungato nel tempo. Consigliato, ma con qualche con riserva.



01.Skankin' To The Shred
02.Sinceramente
03.Angelina's Song
04.The Riddle Of Steel
05.Ascension
06.Mamasita
07.The Ulitmate Devotion
08.Trentinara
09.All For Nothing
10.Lived And Learned

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool