Eisheilig
Imperium

2009, Drakkar Records
Industrial Metal

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 21/09/09

Agli Eisheilig non piace certo ripetersi: partiti come una band dalle decise atmosfere gotiche (significativo, in questo senso, il contratto ad inizio carriera con Napalm Records), sono approdati ad un rock fortemente influenzato dalle atmosfere ‘70s col precedente “Auf Dem Weg In Diene Welt”, per evolversi ulteriormente oggi con questo “Imperium”, quinto album in studio per la band tedesca.

Ora, io non vorrei fare il solito errore di approssimazione: poiché “Imperium” è un album industrial cantato perlopiù in tedesco (fa eccezione solo la conclusiva “Now We Leave”), sarebbe fin troppo facile il paragone con i Rammstein. Facile, ma allo stesso tempo estremamente sbagliato.

Certo, i riff dilatati, quadrati e pesanti come macigni, ci sono (ascoltate “Blut Der Wölfe”), così come il vocione cavernoso e drammatico. Tuttavia, l’industrial degli Eisheilig è decisamente diverso da quello dei Rammstein: laddove Till Lindemann e soci sono più elettronici e ci riportano alla mente la fonderia, gli Eisheilig sono ariosi e sinfonici, e con questo album ci portano alla mente con facilità i dolori ed i drammi del mondo.

“Imperium” è questo: un affresco che cerca di dipingere la situazione attuale del nostro pianeta. Seguendo l’obiettivo, l’interpretazione del cantante Dennis Mirkus si annulla completamente, rasentando spesso la sterile lettura della telecronaca, mettendosi quindi al completo servizio della musica, quasi come se la band fosse intenzionata a proporci delle non-canzoni.
Il tutto è chiaro e lampante già dall’incipit di “Imperium Der Schande”, in cui è davvero facile farsi venire alla mente il discorso di un dittatore politico con, sullo sfondo, le immagini di tutte le tragedie che la storia dell’uomo trascina con sé, oppure sulla magnifica “Das Letzte Gericht”, dove un crescendo corale di voci bianche perfettamente si innesta su una sezione ritmica marziale e trionfale.

Proprio “marziale” e “trionfale” sono i due aggettivi che meglio descrivono l’album e, se ci aggiungiamo anche il “drammatico” fornito dall'onnipresente uso dell'orchestra (perlopiù campionata), allora il quadro sonoro direi che ve l’ho presentato con una certa precisione. Sono davvero poche le concessioni alle canzoni con una linea melodica facilmente riconoscibile, forse giusto il potenziale singolo di “Tanz Das Kapital” con il suo mood danzereccio; il resto è un album di atmosfera, dove le emozioni ci vengono veicolate attraverso un meccanismo quasi simile a quello dell’ambient.

Il difetto principale del lavoro è proprio questo: il suo essere, spesso, un non-album. Scordatevi di poter ascoltare “Imperium” in modo distratto, inserendo, ad esempio, il cd nell’autoradio: questo è un album che richiede attenzione, pretende che l’ascoltatore si immerga nelle sue plumbee atmosfere e si perda lungo le nove telecronache che fanno risaltare, una dopo l’altra, i mali di cui è afflitta la nostra società.

Se questa richiesta di devozione non vi spaventa, sappiate allora che gli Eisheilig sapranno donarvi sensazioni intense e, in un certo qual senso, uniche nel mondo dell’industrial metal.



01. Imperium Der Schande
02. Lauft
03. Tanz Das Kapital
04. Erben Der Gerde
05. Das Letzte Gericht
06. Krieg Dieses Planeten
07. Zeitgeist
08. Blut Der Wölfe
09. Now We Leave

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