Augury
Fragmentary Evidence

2009, Nuclear Blast
Death Metal

Ci sono voluti cinque anni per il successore di “Concealed”, ma signori... che album!
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 24/08/09

Se i più si saranno fatti sfuggire “Concealed”, il disco di debutto degli Augury, non distribuito e supportato a dovere, a questo giro sarà molto difficile non avere a che fare con “Fragmentary Evidence”. Merito della Nuclear Blast, che ha fagocitato nel proprio roster quel gruppo di promettenti musicisti, ripagando la fiducia della label con un disco che si posiziona fra le migliori uscite del 2009.

“Concealed” era sorprendente, fresco, pieno di spunti interessanti, ricco di personalità, un vero fulmine a ciel sereno; “Fragmentary Evidence” riesce a dare un seguito a quel lavoro, mostrando una band ancora più consapevole dei propri mezzi, per nulla intimorita nel proporre musica dai confini non propriamente definibili, abile a muoversi in canzoni incredibilmente strutturate e difficili da assimilare. Ci sono voluti cinque anni per il successore di “Concealed”, ma signori... che album! Che il Canada fosse la patria di un certo death tecnico era ben noto, ma questa volta gli Augury hanno realmente fatto qualcosa che rimarrà negli annali del genere.

Questo disco è uno degli esempi più recenti di quanto sia malleabile il death, a scapito di coloro che ragionano solo per luoghi comuni senza mettersi ad ascoltare, con quel pizzico di umiltà che non guasta mai. In “Fragmentary Evidence” si fondono tutti gli elementi che fanno grande questa musica: violenza senza compromessi, gusto melodico, tecnica di prima classe e songwriting di livello superiore. Non una novità certo, ma quello che stupisce è la personalità degli Augury, la capacità di fare proprie le lezioni dei vari maestri che aleggiano nei solchi del disco, la classe nell'amalgamare tutto questo bagaglio di idee e spunti in modo difficilmente riscontrabile altrove. È come se la band avesse bene in mente in fase di scrittura dove poter dare libero sfoggio nei momenti più incalzanti, come gli assoli incrociati da pelle d'oca della coppia Loisel e Marcotte, o le linee di basso del fuoriclasse Dominic "Forest" Lapointe (roba da appendere il basso di casa al chiodo) e dove lasciar parlare la seducente semplicità della propria musica. Canzoni che sono piccoli capolavori di bilanciamento tra brutalità, virtuosismo, parentesi pacate ed emozionanti, senza dimenticarsi di uno spiccato approccio "prog", elementi jazz fusion e linee vocali pulite che richiamano sirene avantagrde nord europee. Il tutto mai fine a se stesso, muovendosi sempre in funzione dei brani, che risultano quindi cangianti, pronti a cambiare pelle nel giro di pochi secondi, per nulla semplici da ascoltare, ma che diavolo... se volete musica per svagarvi virate su qualche mummia dai capelli cotonati, non chiedete asilo agli Augury.

Un disco che definirei “universale” questo "Fragmentary Evidence". Capace di soddisfare alla grande il deathster più intransigente, quanto il progster più scrupoloso. Inutile citare brani in particolare o tentare di anticiparne lo svolgimento, sarebbe solo una perdita di tempo. Un lavoro da lodare in ogni aspetto, con una nutrita schiera di “guest vocals” a rendere l'album ancor più vario e imprevedibile (tra gli altri Sven de Caluwé degli Aborted, e Youri Raymond dei Cryptopsy), per un'ora scarsa di maestria in musica. E la sensazione che possano fare ancora meglio è nell'aria...



01.Aetheral

02.Simian Cattle

03.Orphans of Living

04.Jupiter to Ignite

05.Sovereigns Unknown

06.Skyless

07.Faith Puppeteers

08.Brimstone Landscapes

09.Oversee the Rebirth

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool