Wine Spirit
Three Of A Kind

2008, Cama Records
Hard Rock

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 23/09/09

Dopo quattro lunghi anni dal precedente “Fire In The Hole”, i lombardi Wine Spirit si sono rimessi in carreggiata con un disco che trasuda rock da ogni poro: diamo il benvenuto al terzo sigillo intitolato “Three Of A Kind”.
Penso ai Wine Spirit come a un gruppo leggermente sottovalutato nel panorama italiano, eppure non sembrano in tanti a poter tenere il passo di un terzetto che fa della tecnica strumentale e della composizione punti di forza imprescindibili, ma al di là di quanto appena riportato va sottolineato che alla base i tre dispongono di uno zoccolo duro di fan che li sostiene a spada tratta dai tempi del primo “Bombs Away” (2001).


Qualche piccolo cenno biografico. Il Conte, Il Guapo e C.C. Nail si sono uniti nel ’96 dopo aver collaborato singolarmente, tra gli altri, con Paola Turci, Samuele Bersani e Zachary Richard.
I tre lombardi, rockers anche e soprattutto nella vita, nascono per tributare gli idoli anglo-americani Deep Purple, Van Halen, Kiss, Black Sabbath, Motorhead ma sin dalle prime battute si sono prodigati nella produzione e nella promozione di musica propria: nel ’99 il primo demo e le eccellenti recensioni delle testate più influenti, preludio al già menzionato disco d’esordio “Bombs Away”.


“Three Of A Kind” attacca a testa bassa con una travolgente “Like A Sinner”, canzone di cui potrete ascoltare e godere alcuni spezzoni nella videointervista col gruppo. Il leitmotiv dell’album è sintetizzato dalla sua opener, i ragazzi paiono piuttosto incattiviti rispetto al passato e chiaramente decisi a suonare ciò che passa loro per la testa senza accettare alcun tipo di compromesso, “You’ll Be Mine” lo conferma poco dopo. Subentra poi l’hard rock più leggero e più ficcante di “The Underachiever” e di “Digital Jail” prima della power ballad d’eccezione intitolata “It Ain’t Easy”. Finale dai ritmi serrati per un disco che conferma tutte le doti del terzetto italiano, un lavoro che forse pecca nella sola produzione, un po’ sporca e da “cantina”, anche se presumo sia stata così elaborata affinché potesse rimembrare i gloriosi anni ottanta. L’alta qualità degli undici brani, in ogni caso, non si discute. Bene così.





01.Like A Sinner
02.Ink A Deal
03.You'll Be Mine
04.The Underachiever
05.Fist In Darkness
06.Digital Jail
07.It Ain't Easy
08.Behind The Eight Ball
09.Hanky Panky
10.Riding High
11.The Greedy King

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