Adrenaline Mob
Omerta

2012, Century Media
Heavy Metal

Gli Adrenaline Mob regalano una scarica di adrenalina con un album duro e sostanzioso.
Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 03/04/12

"I will continue to plant all of these musical seeds and watch them all grow like a proud farmer".


"Continuerò a piantare tutti questi semi nella musica e li vedrò crescere come un orgoglioso agricoltore": così disse Mike Portnoy all'incirca un anno fa, riguardo i suoi nuovi progetti musicali.


Finalmente, eccoci qua di fronte ad uno dei frutti - è il caso di dirlo - ottenuti da Mike Portnoy, dopo la sua dipartita dai Dream Theater, pur non essendo direttamente il mastermind del progetto. Chi scrive, si ritrova tra le mani il primo disco degli Adrenaline Mob, nati originariamente dalla mente di Mike Orlando e Russell Allen, intitolato "Omertà". Ricordiamo che gli Adrenaline Mob sono di un supergruppo dedito ad un hard rock, heavy metal senza troppi fronzoli, duro e ruvido, i cui membri sono: Mike Portnoy alla batteria, Russell Allen alla voce, Mike Orlando e Rich Ward alla chitarra, Paul di Leo al basso in fase di registrazione dell'album, per poi essere sostituito da John Moyer dei Disturbed.


Ebbene, su queste pagine avevate potuto leggere la recensione dedicata all'EP degli Adrenaline Mob, dove venivano senza dubbio promossi e lodati brani come "Psychosane", che rimane anche sul full-length uno degli episodi meglio riusciti del quintetto americano, "Believe Me", "Hit The Wall" e "Down To The Fall". Insomma, le premesse erano decisamente buone e quantomai accattivanti, soprattutto per gli appassionati di sonorità dure e dirette; meno per quelli che si aspettavano un lavoro ad altissimo contenuto di virtuosismi e di digressioni proprie del progressive metal alla Dream Theater, o anche alla Symphony X, dati i membri che compongono gli Adrenaline Mob. Intendiamoci, però, forse non avrebbe molto senso riproporre quello che le due succitate band stanno già facendo e hanno fatto nel corso degli anni, per cui, il consiglio di chi scrive è di avere altre pretese ed altre aspettative, in modo tale che la fruizione di questo disco sia molto più piacevole e meno deludente.


Riprendendo il discorso fatto nella recensione dell'EP, le sonorità ricordano indubbiamente - e volutamente, se andiamo a vedere quanto dichiarato ad esempio dal batterista della formazione - i Black Label Society, ma anche i Disturbed, per non chiamare in causa band old school come i Black Sabbath. Insomma, trattasi di nulla di nuovo sotto il sole, e di certo non sarà questa recensione a gridare al miracolo, ma il risultato è comunque pregevole e di qualità buona, se si chiamano altri brani in causa, per esempio l'accattivante "Indifferent", dal ritornello particolarmente riuscito ed orecchiabile. Russell Allen è autore di una prova decisamente maiuscola, sfoderando molta aggressività, talvolta fino a risultare un po' forzato, comunque si conferma come uno dei migliori cantanti del panorama. Uno spettro ampio delle sue già note qualità vocali viene mostrato soprattutto in un brano come "All On The Line", dove il vocalist passa con estrema facilità ed agio da linee vocali più delicate a uno stile decisamente più aggressivo. Inutile ribadire come "Undaunted" o "Psychosane" costituiscano una delle migliori prove da parte del cantante dei Symphony X in quanto grinta ed energia. Da segnalare, come piacevole esperimento, la cover di "Come Undone" dei Duran Duran in versione heavy, con il contributo della grintosa Lizzy Hale degli Halestorm alla voce femminile.


Se ci fosse qualcosa da migliorare, forse è la qualità complessiva dei brani, dato che verso la fine si sente un netto calo d'ispirazione, con un brano paragonabile ad una power ballad come "Angel Sky" francamente prevedibile e un po' banale. Inoltre, brani come "Believe Me" o la conclusiva "Freight Train" non aggiungono nulla e non si differenziano come stile - ma sicuramente per qualità complessiva - dalle tracce migliori del disco. Infine, Mike Orlando alla chitarra forse in "Omertà" risulta persino troppo virtuoso in qualche assolo, dato il contesto ed il genere, e andrebbero preferiti meno orpelli e più sostanza, come ad esempio nei riff che strutturano "Hit The Wall", ma sia chiaro che rimane un'opinione assolutamente opinabile ed non un giudizio insindacabile. Ad ogni modo, il suo contributo complessivo, assieme a Rich Ward alla chitarra ritmica, rimane più che buono.


Insomma, non sarà niente di nuovo e non sarà un lavoro privo di difetti, tuttavia, gli Adrenaline Mob hanno dato vita ad un prodotto solido, ben suonato e che siamo certi che farà la gioia degli ascoltatori alla ricerca di sonorità più decise e sostanziose. Di spazio per migliorare, comunque, ce n'è ancora parecchio.





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