Dear Superstar
Damned Religion

2012, Globall Music
Alternative Metal

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 16/04/12

Attivi dal 2006, i Dear Superstar sono una band inglese che rientra nel filone del cosidetto “metal moderno”, etichetta tanto generica quanto mai calzante per descrivere un certo tipo di musica sicuramente ispirata al metal ma rivolta a un pubblico, diciamo così, meno intransigente. I Dear Superstar godono di una certa popolarità in patria e i tour con Papa Roach, Funeral For a Friend, senza contare le partecipazioni al Sonisphere o al mitico Download di Donington, lasciano intendere che qualche carta da giocare questi ragazzi devono pure averla. A leggere i commenti del New Musical Express e Kerrang! pare di trovarsi di fronte ai nuovi Mötley Crüe, ma d’altra parte conosciamo bene vizi e virtù della stampa inglese, sempre pronta a farsela addosso davanti alla new sensation del momento. A differenza dei nostri amici d’oltremanica riteniamo di avere una visione un po’ meno parziale della cosa, se non altro per il fatto che non abbiamo la stessa provenienza della band.
 
Non capisco cosa abbiano in comune i Dear Superstar con i Mötley Crüe, né con lo sleazy rock in generale cui vengono spesso accostati: “Damned Religion” è un disco che nella migliore delle ipotesi potrebbe essere definito post grunge da qualche intellettuale particolarmente generoso, altri magari lo etichetterebbero come alternative per l’attitudine vagamente minacciosa che lascia trasparire. "Damned Religion" suona abbastanza minimale ma non per questo non curato, ed è più vicino alle sonorità di Danko Jones che non a quelle degli Alter Bridge (altro pianeta), o a certo core tipo Bullet For My Valentine e Papa Roach. Risparmiamo la solita carrellata di nomi e andiamo dritti al punto: il sound di questi ragazzotti inglesi è quanto di più studiato per fare breccia nelle nuove generazioni, ovvero generici riff, una spruzzata di elettronica, tanto “groove” e melodie strappamutande. Tutto suonato e confezionato come Dio comanda, per carità, ma ancora una volta ci troviamo di fronte all’ennesimo disco senza anima, confezionato ad arte per la generazione “skip”, concepito per ascoltatori distratti e acritici.
 
Un disco che è lo specchio di quanto va per la maggiore oggigiorno e di un certo modo di fare musica, ottimo per la generazione “i-pod” e badate, non si tratta di essere nostalgici a tutti i costi, chi ci conosce sa che seguiamo e apprezziamo le bands di ultima generazione, ma quello di “Damned Religion” è pur sempre uno stereotipo, l’ennesimo della musica contemporanea, e come tale deve essere giudicato. Nessuno in futuro si ricorderà di questi Dear Superstar, è solo questione di anni, se non meno.




01. Damned Religion
02. Change Yesterday
03. Last Rites
04. Our City Sleeps
05. Anthem To My Life
06. Turn To Dust
07. Sirens
08. Tomorrow
09. Glitter Just Like Gold
10. Crystallized

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