A tre anni dal poco più che sufficiente “Octahedron” ritorna il duo texano con un nuovo capitolo della saga The Mars Volta. Tra cambi di formazione, ormai consueti, in cui si registra il ritorno del grande batterista Deantoni Parks e l’abbandono dello storico tastierista Isaiah "Ikey" Owens, oltre all’assenza del supporto “esterno” di John Frusciante, e dichiarazioni enigmatiche del singer Cedric, che ha definito la nuova opera “future punk”, abbiamo finalmente il piacere di ascoltare il sesto studio album “Noctourniquet”.
Piacere perchè da quelle teste di ricci ribelli di Omar Rodríguez-López e Cedric Bixler-Zavala non si sa mai cosa aspettarsi e anche negli episodi meno fortunati, c’è sempre stato qualcosa di buono da scoprire. Dunque, diciamo subito che “Noctourniquet” può essere considerato un disco di rottura. Sebbene le avvisaglie potevano scorgersi con la passata release, il nuovo arrivato proietta i The Mars Volta verso un prog/art rock pacato e riflessivo, almeno secondo i canoni della band di El Paso, in cui le digressioni strumentali non fungono più da colonna portante, ma da sporadico supporto per dare verve a una tracklist altrimenti eccessivamente omogenea. Psichedelia, synth, passaggi jazz, come al solito tanti ingredienti in “Noctourniquet”, un’opera più fruibile ma per nulla semplice da ascoltare.
È come se la musica dei nostri si fosse data una ripulita, una calmata generale, permettendo di esplorare territori eterei e dilatati come mai prima d’ora. Un bouquet emotivo affascinante in cui Cedric Bixler-Zavala si destreggia meglio che in passato, tenendo a freno l’esuberanza e lasciandosi andare in mirabili vocalizzi. Un concept sul mito greco di Giacinto, episodio narrato nelle “Metamorfosi” di Ovidio, che (forse) vuole sottolineare la trasformazione in seno alla band, ormai proiettata verso una nuova fase espressiva, molto meno intricata, in cui non mancano aperture “pop” che potrebbero far storcere il naso ai vecchi fan.
Sì, dopo uno sconcerto iniziale potrebbe anche essere questa la reazione. Ma dobbiamo renderci conto che i tempi di “Frances the Mute” sono passati da un pezzo, quindi non vale neppure la pena ascoltare il nuovo disco con lo spirito di chi guarda al passato con eccessivo attaccamento. I nuovi The Mars Volta sono questi, prendere o lasciare... Non tutto funziona ancora alla perfezione, ma il risultato, se lo si vuole trovare, è decisamente appagante.
I The Mars Volta presentano un'opera interessante e introspettiva
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 20/04/12 01. The Whip Hand
02. Aegis
03. Dyslexicon
04. Empty Vessels Make the Loudest Sound
05. The Malkin Jewel
06. Lapochka
07. In Absentia
08. Imago
09. Molochwalker
10. Trinkets Pale of Moon
11. Vedamalady
12. Noctourniquet
13. Zed and Two Naughts