LostAlone
I'm A UFO In This City

2012, Graphite Records
Alternative Rock

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 24/04/12

Formatisi all'incirca nel 2005, i LostAlone giungono al secondo album a cinque anni dalla pubblicazione del precedente “Say No To The World”. Con “I'm A UFO In This City” il trio inglese segna un bel colpo, grazie ad undici tracce ben scritte e perfettamente amalgamante tra loro nel formare un album che dimostra grande talento e anche un tantino di furbizia. Forti di un aiuto non indifferente dalla crew di appoggio nella registrazione dell'album, che vede alla produzione Gerard Way dei My Chemical Romance oltre che ad altri nomi di spicco del mondo della musica contemporanea, i LostAlone ci servono su un piatto d'argento tre quarti d'ora di musica energetica e divertente.

Come già detto, “I'm A UFO In This City” è un album composto da undici tracce, dalla durata nettamente superiore alla media odierna, il che permette all'opera di “lievitare” e di espandersi, per così dire. Al suo interno è udibile una sorta di evoluzione intrinseca delle canzoni stesse, che vanno da un'intro veloce e dall'importanza quasi nulla a pezzi scanzonati e divertenti fino a momenti più intensi e ponderati. Se “Love Will Eat You Alive”, prima traccia ufficiale, è la classica canzoncina senza troppi pensieri e senza troppo peso, è anche vero che è talmente orecchiabile e catchy che si infila in testa e non ne esce più, soprattutto grazie al ritornello. Più particolare e degna di attenzione è “Vesuvius”, che con la sua lunga intro sinfonica e lo svolgimento a dir poco esplosivo si guadagna il posto di miglior brano in scaletta. Il refrain di chitarra mandata a tutta velocità è a dir poco impressionante, non solo appunto per la velocità ma anche e soprattutto per la semplicità che cattura l'attenzione. Da non sottovalutare anche la semi-ballad “Orchestra Of Breathing”, benché rallenti di molto il ritmo generale dell'album, spezzandolo in due tronconi ben definiti. La base col quartetto d'archi pone l'accento sulla drammaticità della canzone, accompagnando perfettamente le ampie linee vocali di Steven Battelle.

Si potrebbe quasi definire l'album un capolavoro se non fosse che, improvvisamente, dal nulla esce una canzone che provocherà ben più di un grattacapo: “We Are The Archeology Of The Futures Past”, roba che potrebbe essere stata scritta nei momenti peggiori della carriera dei Muse. Completamente fuori contesto e, per dirla in termini letterari, fuori dal personaggio, appare come un brano dalla discutibilissima utilità. Debole fin dall'inizio, banale e scontato, anche se, c'è da ammetterlo, “We Are The Archeology Of The Futures Past” è estremamente orecchiabile e forse qualche fan della ben più famosa band britannica potrebbe esserne attratto e, di conseguenza, appassionarsi ai LostAlone.

La seconda fatica del trio inglese, quindi, si presenta al meglio delle sue possibilità, con i suoi lati più rock e aggressivi e momenti più pacati e corali. I LostAlone estraggono dal cilindro un album piacevole e ben scritto, che farà impazzire più di un fan del rock alternativo alla Franz Ferdinand e colleghi. Da notare inoltre come i Nostri siano riusciti ad implementare un breve momento quasi liturgico nel bridge di “The Downside Of Heaven Is The Upside Of Hell”, sforzo non da poco... Promossi a pieni voti!





01. Obey The Rules You Lose
02. Love Will Eat You Alive
03. Paradox On Earth
04. Uforia (The Dark)
05. Vesuvius
06. Creatures
07. Orchestra Of Breathing
08. Put Pain To Paper
09. Do You Get What You Pray For?
10. We Are The Archeology Of The Futures Past
11. The Downside Of Heaven Is The Upside Of Hell

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