Il metalcore è un mondo molto vasto, così dannatamente ricco di sfumature che è impossibile classificare ogni gruppo, ogni album od ogni riff. Alla fine però, per qualche strana ragione, tutti i gruppi coinvolti convergono a questa definizione. I Threat Signal sono uno di quei gruppi che non si sa mai perfettamente in che realtà inserire, a quale definizione possono essere accostati. Pochi comuni denominatori: aggressività, tecnica, perfezionismo. "Vigilance" è il secondo album della band canadese, un’incredibile doppietta in casa Nuclear Blast, sarà un caso? Se i tedeschi hanno naso, allora forse conviene fidarsi, anche se bisogna sempre fare i conti con i gusti personali e diffidare dalle definizioni.
Quella che si autoconcedono i Threat Signal è; “una perfetta mistura di Modern Thrash con l’aggressività dei Meshuggah e dei Lamb Of God”... Ora, tra i Meshuggah e i Threat Signal c’è un eone di distanza, certo, i richiami alla band di Umea si sentono eccome, ma questa influenza sembra essere filtrata a forza nei brani di "Vigilance" e gli elementi forzati, come tutte le cose, alla lunga stonano e danno fastidio. Qualche passaggio, il riffing di una canzone, qualche tempo o qualche accelerazione di batteria, se inserite con genio in alcuni punti del disco, valorizzano e impreziosiscono il prodotto; strutturarci un intero album solo perchè “si è capaci” è un lavoro che risulta forzato e a tratti oltraggioso!
Non si dica però che i Threat Signal non hanno le carte in regola per farsi valere! La loro proposta musicale è forte di elementi differenti presi un pò dagli ultimi In Flames, un pò dagli Strapping Young Lad, un pò anche da Soilwork e Fear Factory, passando per band meno famose come All Shall Perish, All That Remains, Despised Icon, Protest The Hero, chi più ne ha più ne metta; l’influenza ultramoderna del core americano qui la fa da padrone. La maggior parte dei pezzi presenta una struttura contorta e in continua metamorfosi, con strofe tirate e aggressive ed elementi melodici, come cori e tastiere nei ritornelli. Mentre ascolto “Through My Eyes” un fattore colpisce la mia attenzione: è Chester Bennington che canta nel ritornello o me lo sono sognato? Ebbene no: la voce di Jon Howard, in pulito, è pressochè identica a quella del famoso cantante dei Linkin Park! Cosa molto apprezzabile, almeno da parte di uno come me che ha amato i Linkin Park di “Hybrid Theory”, e vi dirò, ascoltando più a fondo il disco appare sempre più nitida anche una vena di Nu-Metal americano.
Dunque cosa posso rimproverare ai Threat Signal? In primis la sostanziale assenza di personalità, o forse sono io che mi sbaglio e i molteplici volti del gruppo rappresentano la loro stessa essenza. In secondo luogo la mancanza di uno spessore di fondo che cementifichi tutto l’album e che dopo 55 minuti di Threat Signal mi faccia pensare con soddisfazione: “Si, questi spaccano di brutto!”
Da provare: un amante del "modern-metal-sound" con "Vigilance" va sul sicuro! Chissà se poi rendono anche dal vivo.