Per gli antichi il numero tre era il simbolo della perfezione. Persino Dante Alighieri ha composto uno dei più grandi capolavori letterari di tutti i tempi sulla base di questo simbolo: la sua commedia è, infatti, divisa in tre parti, ognuna delle quali composta da 33 canti ed il tutto scritto in terzine incatenate. Con ben altre pretese il terzo disco di una band è da sempre considerato quello della verità, quasi a simboleggiare il bivio che divide la strada del successo da quella dell’oblio.
A questa legge non potevano certo sfuggire gli svedesi The Poodles che dopo il successo del disco d’esordio (Metal Will Stand Tall, 2006) e la prova poco soddisfacente del successivo “Sweet Trade” giungono alla tanto attesa (almeno da parte mia) prova del fuoco.
Il disco ha visto la luce dopo una fase molto delicata per la band, che ha registrato la fuoriuscita del chitarrista Pontus Norgren approdato alla corte degli Hammerfall. Rimasti orfani dell’elemento più noto del gruppo, rimpiazzato dal bravo Henrik Bergqv, i The Poodles hanno intrapreso un lungo tour che li ha visti, tra l’altro, aprire gli show di gruppi del calibro dei Gotthard.
Scusate la mia prolissità, ma la lunga premessa mi è utile per introdurre “Clash Of The Elements”, disco che rappresenta la somma di tutte le esperienze fatte nei tre anni di vita del combo svedese, e che si concretizza nelle quattordici tracce inedite del platter. L’album è ricco di personalità e di sfaccettature che, seppur richiamano numerose influenze, trovano nel trademark scanzonato della band un solido filo conduttore. Dal rock orchestrale di “Too Much Of Everything” fino alla folle allegria di “7 Days And 7 Nights” la proposta musicale dei quattro svedesi si mantiene su livelli sino ad ora solo accennati nel debut album. La semplicità di brani di sicuro successo come “Caroline” o “Like Tomorrow” (con il suo incedere dal flavour “svizzero”), è ben alternata a momenti più rilassanti e malinconici. Il disco strizza generalmente l’occhio al mercato andando ad intercettare simpatie anche oltre i confini dell’hard rock, senza mai cadere nel banale. Ben suonato e ottimamente prodotto il più grosso difetto che ritrovo in “Clash Of The Elements” risiede nella sua eccessiva lunghezza, in quanto dopo una prima metà del disco di ottimo livello, l’ispirazione va scemando e gli ultimi capitoli non brillano più di tanto.
Parlavamo, in apertura di recensione, della fatidica prova del terzo album che viene pienamente superata grazie ad un disco sorprendente e che ci regala una veste nuova e più matura dei The Poodles, gruppo che ha imparato ad osare con intelligenza e ad aggiustare la propria proposta musicale con quel pizzico di furbizia che non guasta mai.
Line Up:
Jake Samuel: Vocals
Henrik Bergqvist: Guitars
Pontus Egberg: Bass
Christian Lundqvist: Drums