In-Quest
The Comatose Quandaries

2005, Dockyard 1
Thrash Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 28/03/09

Dopo aver accolto il sorprendente Epileptic ero davvero curioso di sentire come si sarebbe sviluppato il sound dei belgi In-Quest nel quarto lavoro in studio, questo The Comatose Quandaries. Le prime avvisaglie poco positive mi sono giunte con il concerto dei nostri tenutosi qualche mese fa in supporto ai Nile, dove i nuovi brani non mi erano parsi all'altezza del repertorio della band. Ma se le variabili insite in un'esibizione live possono ingannare talvolta, dopo l'ascolto del disco posso dire di non essermi sbagliato.

Diciamolo subito, il futuro del metal, o almeno di una parte di esso, passa anche da The Comatose Quandaries, che si dimostra un disco molto interessante, ambizioso e coraggioso. Un album che cavalca una corrente musicale in piena espansione, la rilettura in chiave moderna e futuristica di un ibrido thrash/death, riprendendo temi e soluzioni di gruppi ormai diventati capiscuola e plasmandoli a proprio piacimento. Va sicuramente tributato un plauso a questi ragazzi per non essersi soffermati sugli allori del precedente full-length e di aver cercato di rendere ancor più personale la propria proposta, estremizzando ulteriormente la componente "meshugghiana" gia presente in Epileptic, conferendo alle tracce presenti un alone opprimente, claustrofobico, cercando di destrutturare la linearità dei brani con riff stoppati e soluzioni ritmiche macchinose. Elementi che a mio avviso vanno moderati con molta attenzione, perchè il rischio di rendere troppo pesante e difficoltoso l'ascolto è dietro l'angolo e a me pare che ai nostri sia un po' sfuggito il controllo, volendo enfatizzare eccessivamente questo aspetto del loro sound.

La sensazione di trovarsi di fronte a canzoni altamente competitive, ricche di cambi di regime, sufficientemente strutturate e complesse, ma che si perdono una volta inserite all'interno della stesura del disco è fortissima. Nonostante il grande lavoro che si percepisce dietro ogni singolo passaggio, la perizia strumentale, i buoni stacchi atmosferici, le (poche) sfuriate a tutta velocità il disco non riesce a decollare, imbrigliato proprio nel suo voler essere granitico, quadrato, ostico. Difficile anche segnalare le tracce migliori, tutte meritevoli, tutte diverse ma nello stesso tempo uguali a se stesse, incentrate su numerose variazioni di un unico tema, che a lungo andare finisce per cancellare e far passare in secondo piano i vari elementi caratteristici dei brani presenti. Non aiutano poi la lunga durata del disco, poco meno di un'ora, che sembra davvero eccessiva e controproducente ai fini della valutazione complessiva e la dipartita del singer Sven de Caluwe (Aborted e Leng Tch'e), sostituito da Mike Löfberg, un po' meno incisivo e versatile del suo predecessore dietro al microfono.

Più ombre che luci, ma non per questo bisogna ignorare un disco che sono sicuro troverà parecchi estimatori. Probabilmente quello che io contesto a The Comatose Quandaries è proprio quello per cui alcuni di voi potranno apprezzare questo album. Se volete un prodotto fresco, che seppur non inventando nulla riesce ad emergere dalla scena, moderno, pesante e professionale sotto ogni aspetto (il lavoro di Tue Madsen dietro alla consolle è una garanzia) vi consiglio di dare un ascolto.  



1.Diffuse Pattern Recognition

2. Audiotoxic Binaries

3. Socioneural Geneticism

4. Cryotron Frequency

5. The Frozen; Nuclear Aftermath

6. The Comatose Quandary

7. Warpath

8. Systematic Arhythemtic Hate

9. Operation; Citadel (Bonus Track)

10. Sigmoid Signal

11. Resilient Androtronic Carnage

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