Atreyu
Congregation Of The Damned

2009, Roadrunner Records
Metalcore

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 29/10/09

Abbiamo decisamente rischiato di perderli un po’ per strada, ma per fortuna paiono aver ritrovato la via dell’ispirazione. Di chi sto parlando? Dei californiani Atreyu, storico nome che ha contribuito a dare vita al movimento Metalcore che, oggi, va tanto per la maggiore.
Rei di avere commesso il classico peccato veniale da numerose band appartenenti a questo genere, ovvero quello di essersi concessi sin troppe aperture commerciali prima con “A Death-grip On Yesterday”, poi, soprattutto, con lo scorso “Lead Sails Paper Anchor”, oggi con questo quinto album in studio le cose paiono tornate belle cariche, dinamiche ed esplosive come all’inizio della carriera dei nostri americani.

Certo, questo “Congregation Of The Damned” non si risparmia, cocciutamente se vogliamo, alcune facili melodie, come il singolo “Storm To Pass” o la eccessivamente banale “So Wrong”, ma anche in questo ambito molto spesso troviamo dei motivi di sicuro interesse come la chitarra “Malakiana” di “Gallows”, piuttosto che la sicuramente trascinante “Lonely”.

Tuttavia, come l’artwork pregevolmente ci ricorda, questo è un album fondamentalmente oscuro, dove basta già l’iniziale “Stop! Before It’s Too Late” e, ancora di più, il capolavoro successivo “Bleeding Is A Luxery” per capire che c’è della forte agitazione a muovere gli Atreyu di oggi, un’inquietudine che si riflette anche nei plumbei messaggi politici della riuscitissima “You Were The King Now You’re Uncoscience” (con sarcastici e neanche troppo velati accenni all’amministrazione Bush), piuttosto che nelle chitarre che paiono quasi un urlo disperato nella title-track.

In effetti, pensando alla sapiente alternanza di chiaro-scuri di cui è pregno questo album (anche nelle voci di Alex Varkatzas e del batterista Brandon Saller), non si può fare a meno di pensare come la melodia non sia altro che un tassello ulteriore del mosaico, un colore aggiuntivo che arricchisce le sfumature del quadro sonoro della band. Essa stavolta non viene ostentata per ottenere i classici, facili, consensi di pubblico non avvezzo a sonorità metal, è più come se fosse per l’appunto un gradito ornamento, un accessorio che ci permette di apprezzare ancora maggiormente i contrasti che ogni buon album di Metalcore dovrebbe recare con sé (ascoltate le aperture quasi power metal di “Coffin Nails”).

Insomma, tirando le somme non posso fare a meno di constatare come ci troviamo di fronte ad uno degli album meglio riusciti di questo 2009 per quanto riguarda il genere di riferimento, e la cosa fa ancora più piacere quando a raggiungere tale risultato sono dei pionieri della scena.

…e speriamo che non ricadano di nuovo nella commercialità più spiccia!



01. Stop! Before It's Too Late
02. Bleeding Is A Luxery
03. Congregation Of The Damned
04. Coffin Nails
05. Black Days
06. Gallows
07. Storm To Pass
08. You Were The King Now You're Unconscience
09. Insatiable
10. So Wrong
11. Ravenous
12. Lonely
13. Wait For You

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool