Swallow The Sun
New Moon

2009, Spinefarm Records
Gothic/Doom

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 13/11/09

Quattro album in soli sei anni di attività: è un traguardo importante quello tagliato nel 2009 dagli Swallow The Sun, una meta alla quale, attualmente, poche band riescono ancora ad aspirare. I doom metallers di Jyväskylä sono riusciti nella faticosa impresa, raccogliendo negli ultimi anni ampi consensi di critica e pubblico (le classifiche di vendita, in Finlandia, li hanno visti più e più volte trionfare su artisti di fama internazionale). “New Moon”, registrato e mixato presso i Fascination Street Studios di Örebro sotto la supervisione di Jens Bogren, nasce sulla lunga scia di successo lasciata dai suoi predecessori, la stessa che ha contribuito ad espandere la popolarità degli Swallow The Sun incoronandoli come una delle migliori realtà doom del nuovo millennio.


È un vero piacere constatare come nell’ultima fatica della band scandinava sia stata infusa, rispetto a quanto accadeva in passato, un’incredibile cura per le melodie ed i piccoli dettagli. In quest’ottica, l’album suona estremamente accattivante e moderno senza distaccarsi completamente dalla natura decadente ed estrema di un sound che trova le proprie radici non soltanto nel death metal di scuola scandinava, ma anche e soprattutto nelle sonorità romantiche e desolate che nei primi anni 90 portarono alla ribalta nomi come quelli di My Dying Bride ed Anathema. Gli Swallow The Sun sono però riusciti, in particolar modo grazie ad un full length d’elevatissima caratura come “Hope” (2007), a sdoganarsi definitivamente da questi scomodi paragoni, costruendo un sound peculiare e riconoscibile che trova in “New Moon” la sua massima espressione.


Straordinariamente appaganti sono le parentesi melodiche nelle quali il frontman Mikko Kotamaki riesce ad esprimersi in tutta la sua intensità, indubbiamente figlia dei Katatonia più introspettivi. Ad accompagnare le sue elegie di dolore troviamo ispirati arrangiamenti di tastiera che, come fiocchi di neve appena caduti al suolo, rivestono gli episodi del disco di un delicato manto invernale. Tra granitiche chitarre e tempi votati alla più disarmante lentezza trovano spazio improvvise accelerazioni che, in alcuni casi, sconfinano nel gothic più comunemente inteso (“Falling Word”) e spalancano la porta su ritornelli melodici che, grazie al loro carattere così densamente emotivo, strapperanno sicuramente qualche lacrima e qualche sussulto. Una menzione particolare va riservata a “Lights On The Lake (Horror Part III)”, dimostrazione di quanto possa essere versatile un brano dei Nostri (si passa con estrema sicurezza da un vaporoso cantato femminile ad un ritornello in cui Mikko riversa nel microfono feroci scariche di rabbia), ma anche alla traccia che dà il titolo all’album, ricettacolo di melodie incantevoli e raffinate. Stupendi anche il crescendo progressivo di “Servant Of Sorrow”, il rifferama granitico di “…And Heaven Cries Blood” ed il magniloquente spleen di “Weight Of The Dead”, che chiude il disco così come un ultimo freddo respiro spegne la fiamma di una candela nel silenzio della notte.


La luna nuova ha incoronato una band che ha saputo mantenersi viva nel tempo, senza subire la minima battuta d’arresto, evolvendosi nella costante ricerca della perfezione. Non neghiamolo: “New Moon” è uno dei migliori dischi gothic/doom dell’anno che sta per volgere al termine. Ora, lasciate soltanto che questa pallida luce vi avvolga, ed abbandonatevi senza esitazione alla poesia degli Swallow The Sun…





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