Finley
Band At Work

2009, Virgin/EMI
Pop Rock

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 20/11/09

Una band al lavoro su se stessa: questi sono i Finley che, con questo EP di transizione, vogliono dimostrare al mondo che stanno diventando grandi. Grossomodo è questo il claim che accompagna “Band At Work”, e, devo dire, sarebbe anche in un certo qual senso veritiero, se ci fermassimo al mero lato musicale del prodotto.

Difatti, la giovane band milanese, che ha ottenuto un consenso commerciale mostruoso sulla generazione teen di MTV grazie agli album “Tutto E' Possibile” ed “Adrenalina”, prova a rafforzare il proprio suond, arricchendolo di riff vagamente hard rock (come accade per il primo singolo “Gruppo Randa”), piuttosto che di occasionali trame elettroniche che fanno capolino tra le classiche melodie emo/pop di rapidissima assimilazione.

Cosa c’è che non va, quindi? Sono le liriche. Prendiamo, ad esempio, alcuni versi estratti dalle canzoni dell’opera: “Io non mi faccio i tatuaggi per sembrare figo / Quando ero nato ce li avevo già / Non ho rispetto per chi mi dice cosa devo fare / Io sono nato solo per spaccare!” (“Gruppo Randa”), “Siamo tutti fuori, fuori e non ci basta mai / Tutto il mondo è fuori, gira tutto intorno a noi” (“Fuori!”), “Questa è la mia notte, sento un brivido / Questa è la mia notte, sarà uno spettacolo / Questa notte il mondo gira intorno a me (di nuovo?!?!, ndr) / Questa è la mia notte, non me la voglio perdere” (“La Mia Notte”). Si avverte una certa maturità, in questo senso, nel stemperamento delle donne più celebri della canzone italiana (le Mary, le Gianne, le immense Giulie ecc.) che avviene in “Le Ragazze Vogliono Qualcosa In Più”, piuttosto che nella power ballad “Se Cambia Il Vento” (che, tuttavia, paga lo scotto di avere una struttura melodica che ricorda troppo il Ligabue più orecchiabile).

Tutto questo per dire che l’impressione netta è che ci si sia rivolti nella direzione giusta, che sia stato compiuto un timido passo in avanti, salvo poi averne fatti, immediatamente dopo, cinque all'indietro. Effettivamente è piuttosto prevedibile: la carta della maturità va giocata con assoluta convinzione, con occhi chiusi, naso tappato e, probabilmente - ma è solo una mia illazione - orecchie sorde a certi compiacenti consigli esterni.

…Ok, ragazzi, avete ragione anche voi: avete 20 anni, la vostra giovinezza ve la dovete godere e vivere, e sicuramente questo è un album che sa parlare alla magica fascia 15/22 in modo chiaro e cristallino: proprio quello che, d’altronde, siete sempre riusciti a fare bene. Tuttavia, mi scuserete se questo cozza mostruosamente con le premesse di crescita di cui si parlava all’inizio di questo articolo…



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