Unanimated
In The Light Of Darkness

2009, Regain Records
Death Metal

Recensione di Riccardo Calanca - Pubblicata in data: 29/11/09

Unanimated è un nome che potrebbe suonare nuovo alla maggior parte dei metalhead che si sono avvicinati al death metal solo in tempi recenti. Si perchè c’è una tendenza, in questi ultimi quattro o cinque anni, che vede reunion di gruppi che avevamo dato per morti da anni; li vediamo resuscitare dal nulla e produrre dischi, non so bene per quali ragioni, ma molto probabilmente anche perchè il metal estremo sta diventando, col passare degli anni, un fenomeno di massa in misura maggiore rispetto a quanto non lo fosse prima, con più case produttrici rispetto a dieci anni fa, più metalkid affamati di estremo, più visibilità via internet e soprattutto più festival in cui suonare, in poche parole: notevoli possibilità di vendita e molto spazio per crearsi un nome.

Ecco, in questo gran polverone di band, dove mi vengono in mente Carcass. Gorguts, Asphyx, Immortal, Possessed, Autopsy etc... vanno annoverati anche gli Unanimated, band svedese che a suo tempo è passata abbastanza inosservata. Il debut risale al 1993, quell’ “In The Forest Of Dreaming Dead” che aveva trovato una solida collocazione all’interno di una scena che stava nascendo e doveva ancora svilupparsi, un disco che non deluse nessuno nella Svezia dei primi anni ’90. Si arriva così al 1995 e al secondo album “Ancient God Of Evil” che non aggiunge nulla al precedente capitolo e non riesce a far emergere gli Unanimated, complice anche uno scarso appoggio della No Fashion Records che aveva prodotto i due dischi. La storia della band di Stoccolma sembrava finita nel 1996; poche vendite, pochi concerti, poco supporto da parte dell’etichetta, i membri si dedicano ad altri progetti: Peter Stjärnvind troverà posto fisso nei cugini Entombed e vi rimarrà fino al deludente mini EP “When In Sodom”, Richard Cabeza continuerà il suo mordi e fuggi con i Dismember con cui collaborerà fino al 2004, mentre il vocalist Micke Jansson ci proverà con una band dal destino ancora più incerto: i thrashers Celestial Pain.

Nel 2008 ecco che la band si riforma, dal nulla e in maniera abbastanza anonima. Il mondo del metal è cambiato ma gli Unanimated avevano già costruito le loro fondamenta e i membri nel frattempo sono riusciti a ricavarsi una posizione più concreta, sia nei confronti del pubblico che delle etichette discografiche. Per il sottoscritto è stato un piacere assistere alla prima performance live della resuscitata band, al Party-San del 2008, occasione in cui non sbalordirono nessuno, anzi, erano loro ad essere sbalorditi per essere su quel palco a suonare davanti un mare di metallari inferociti!

Ed eccoci qui a parlare del terzo capitolo discografico degli Unanimated: “In The Light Of Darkness”, un titolo che suona molto come argomento trito e ritrito, prodotto impacchettato e servito dalla potentissima Regain Records. Questo disco è in pieno stile Swedish Black-Death anni ’90, con voce putrida, atmosfere cupe, persino la produzione suona molto anni ‘90, ma fondamentalmente non aggiunge nulla di nuovo a quanto è già stato detto fatto e suonato negli ultimi quindici anni, soprattutto da band come Dismember, Hypocrisy e Dissection cui i nosti Unanimated si ispirano senza mezzi termini, provate ad ascoltare la doppietta “Enemy Of The Sun” “Serpent’s Curse”, senza dubbio uno dei momenti migliori del disco.

Il risultato finale di "In The Light Of Darkness" è generalmente apprezzabile, complice di ciò anche la presenza di due ospiti importanti che rispondono al nome di Davide "Set Teitan" Totaro (Watain, ex Dissection, ex Aborym) e di Sebastian Ramstedt (Nifelheim, Necrophobic), tuttavia, prima di acquistare questo disco, io ce ne avrei di altri dischi da comprare!



01.Ascend with the Stench of Death

02.Retribution in Blood

03.The Endless Beyond

04.Diabolic Voices

05.In the Light of Darkness

06.The Unconquered One

07.Enemy of the Sun

08.Serpent's Curse

09.Death to Life

10.Strategia Luciferi

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