Ruins
Cauldron

2008, Debemur Morti Productions
Black Metal

Recensione di Riccardo Calanca - Pubblicata in data: 01/12/09

I Ruins sono una formazione australiana formatasi nel 2004 che si è fatta subito un nome nell’ambiente Black Metal locale e che ora sta meritatamente facendo strada. L’impostazione del duo formato da Alex Pope (cantante, chitarrista e bassista) e David Haley (batteria, nonché drummer dei connazionali Psycroptic) è tutt’altro che classica e lontana dai canoni norvegesi, bisogna parlare piuttosto di una ricerca stilistica e musicale molto particolare, futuristica e innovativa.

Il disco in esame, "Cauldron", è il secondo full-length del gruppo australiano, firmato Debemur Morti Productions. Negli ultimi tempi spesso ci si lamenta perché nel mondo del metal scarseggiano idee nuove, ci sono troppi gruppi che ripropongono la stessa minestra variando solo pochi ingredienti; ebbene, dovendomi rivolgere a tutti coloro che percepiscono tale insofferenza, dico che con i Ruins conoscerete finalmente un gruppo con qualche idea fresca, un gruppo che sa concentrarsi sulla propria proposta e sa portarla a segno!

I Ruins hanno partorito una musica che si colloca generalmente nella definizione di Black Metal, ma che contemporaneamente riesce a scrollarsi di dosso la maggior parte degli elementi puramente black per acquistarne altri completamente nuovi, sulla scia degli ultimi Satyricon e ultimissimi Marduk. In questo disco c’è qualcosa di particolare, qualcosa che fa la differenza, che evolve la definizione stessa di Black Metal, che ne allarga i confini e lo alimenta con elementi innovativi; badate che non è una cosa scontata e semplice, stiamo sempre parlando di black metal, un genere che per definizione non ammette compromessi!

Ma scendiamo nei dettagli: quali sono questi elementi innovativi? In primis, ed è anche ciò che mi ha colpito maggiormente di questo disco, sono le atmosfere e il fatto che siano state create con il solo ausilio di chitarre e bassi distorti, non ci sono tastiere, synth o altri strumenti, eppure delle atmosfere così non capita di ascoltarle tutti i giorni! Notturne, cupe, metropolitane, industrial, dark... In secondo luogo bisogna soffermarsi sulla voce, esasperata, sporca e carica di elementi presenti in territori poco battuti, una voce che non si può esattamente definire “scream” ma che si sposa benissimo alle suddette atmosfere; se dovessi azzardare un paragone potremmo trovare delle somiglianze con lo stile vocale di Mortuus nelle parti in cui non canta in scream, non male come somiglianza!

La musica di "Cauldron" vive di notte, nelle zone poco illuminate delle grandi città, quando tutti dormono e nei sobborghi di periferia si consumano furti, rapine, stupri, suicidi, tossicodipendenza, festini gotici nei localacci sotterranei, roghi, omicidi, morte... Tecnicamente ci troviamo di fronte una band molto preparata che sa dosare le parti più veloci di blast beat e i classici “tupa-tupa”, con i momenti più cadenzati e atmosferici, il tutto in sette tracce per una quarantina buona di musica dal sapore mistico e maligno, un disco che non stento a definire avanguardistico! Difficilmente vi deluderà, difficile smettere di riascoltarlo, forse sarà anche difficile da reperire ma fidatevi: ne vale la pena!



01.Where Time is Left Behind (Echoes of Ghosts)

02.Threshold Forms

03.Cauldron

04.Hanged After Being Blinded

05.Genesis

06.Upon These Skeletons (Bury the Dead)

07.Suicidal Pulse

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool