Atomship
Crash Of 47

2004, Wind-Up Records
Prog Rock

Recensione di Marco Somma - Pubblicata in data: 14/12/09

Di tutti i dischi scoperti quasi per caso andando alla deriva nella rete, questo Crash of 47 è uno di quelli che maggiormente hanno sorpreso chi vi scrive. L’opera si snoda in percorsi al limite dell’onirico, mescolando riff di chitarra pesanti e distorsioni nu-metal a linee melodiche progressive, raffinate ed intimiste.

Difficile dare un’anticipazione efficace di quel che vi attende nell’ accostarvi al primo disco degli Atomship. Le influenze più evidenti nella costruzione nelle composizioni sono quelle di certi Tool prima maniera, mentre i temi trattati sono forse più vicini al side project A Perfect Circle dello stesso Maynard James Keenan (frontman dei Tool).
Detto questo non si deve pensare che gli Atomship siano solo una band clone. C’è un’identità precisa anche se forse difficile da afferrare. Qualcosa di meno adulto per non dire vagamente adolescenziale nella sensibilità che potrebbe suonare come una minaccia di superficialità e incoerenza, ma che nelle mani dei nostri diventa invece uno strumento efficace. Nonostante la complessità strutturale il risultato è viscerale, spontaneo e “semplicemente” umano, come di fatto può essere solo un teenager (cosa che i nostri non sono più da alcuni anni…).
Il titolo del disco fa riferimento a quello che è forse il più noto incidente UFO della storia americana, la caduta del presunto disco volante nei pressi di Roswell nel 1947. L’amore per certi temi appare quindi subito evidente. E’ qui che possiamo trovare un’altra influenza meno evidente, quella degli storici Blue Oyster Cult. Come fecero molti anni fa i B.O.C. con Astronomy e gran parte della loro produzione, gli Atomship infatti oggi ricorrono alla fantascienza, sfruttandone immagini allegoriche e stimoli sensoriali per parlare di questioni assolutamente terrene. Il tema degli alieni è infatti solo un trucco, quasi subito superato per trattare la condizione umana, il disagio sociale e personale.
Valutare il disco traccia per traccia sarebbe in questo caso poco interessante, si tratta di un'esperienza da vivere nella sua interezza per poterne godere pienamente. Dovendo puntare la luce su alcuni momenti di spicco vanno segnalati i pezzi “Mothra”, forse il  più semplice e personale del disco, e “Aliens”, che costituisce il più evidente esempio dell’influenza Tool&Friends, di sicuro il passaggio più duro e moderno dell’LP ma anche quello più emotivamente travolgente.


Nel complesso l’opera risulta assolutamente convincente, ottimamente prodotta sia da un punto di vista tecnico che artistico. L’artwork elaborato degli stessi Atomship è di buon livello e il coniglio alieno che campeggia in copertina cattura occhio e simpatia immediatamente. L’unica vera pecca di questo Lp sta nella distribuzione ancora assente in Europa. Detto questo, se doveste aver voglia di ordinare qualche disco da oltre oceano il consiglio è di aggiungere l’impatto del ‘47 alla lista. Follow the rabbit alien!


Curiosità:


01.Di fronte alle annose discussioni riguardo alle identità delle band e di come queste dovrebbero o meno cambiar nome al cambio dei membri, gli Atomship rappresentano lo zero assoluto. Nati come Watership Down, sono divenuti gli Atomship con la momentanea sostituzione del cantante Derek Pardon (novello padre e occupato dalle faccende di famiglia) con il sostituto Joey Culver, evento coinciso tra l’altro con la pubblicazione del primo LP. Infine (?) con il rientro del vocalist originale divengono gli attuali AtomshipDown.


02.Ogni link in rete teoricamente collegato al sito degli Atomship porta invece alla pagina ufficiale dei Papercut Massacre che in comune con i nostri hanno il cantante Joey Culver e la casa di produzione…





01.Day of Daze
02.Mothra
03.Dragonfly
04.Pencil Fight
05.Withered
06.Agent Orange
07.Time for People
08.Aliens
09.Whitfield
10.Friends
11.Plastic People

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