"Heart Of Darkness" è il grande ritorno della crew proveniente dal New Jersey Burnt By The Sun, un terremoto sonoro delirante che dal 1999 scuote i terreni del post hardcore più acuto e meno scontato. Ufficialmente presentato come l’ultimo album della carriera, le dieci canzoni che compongono il disco del quintetto riprendono i binari percorsi dai due precedenti. La creatura nervosa e musicalmente estrema, composta di ex ed attuali membri di Human Remains, Municipal Waste e Bird Of Prey, si muove a scatti, con il suo metalcore destrutturato e suonato sprezzante delle orecchie in ascolto. Elaborati al pari dei primi Dillinger Escape Plan, i cinque americani fanno di chaos e rigore il proprio marchio di fabbrica con chitarre che si fondono in modo matematico in un cubo di Rubrik privo di lati bianchi.
Lascia senza fiato "A Party To The Unsound Method", memorabile nell’intreccio di chitarre epilettiche e prog, quasi una versione ultra metal dei King Crimson, con il suo alternarsi di parti grind e death mentre "There Will Be Blood", più lineare ma devastante, e "Goliath" sono inni metal zeppi di riff e drumming forsennati degni dei migliori maestri del genere.
Sinceramente non mi rincuora che questa sia, molto probabilmente, la loro ultima opera perché raramente si ha l’impressione di avere a che fare con gente così piena di talento e free mind nel mondo della musica estrema; tutti veterani della scena, probabilmente usurati dalla statica situazione musicale contemporanea nonostante il piccolo (piccolissimo?) spazio conquistato nell’olimpo dei dissacratori della Relapse records and Co.
Iniziate con "Soundtrack To The Personal Revolution" (2002), proseguite con "The Perfect Is The Enemy Of The Good" (2003) e concludete con questo "Heart Of Darkness", dopo vi rimarrà solo l’attesa dell’ulteriore capitolo di una saga che, nel caso sia davvero terminata, rimarrebbe purtroppo incompiuta.
Burnt By The Sun
Heart Of Darkness
2009, Relapse Records
Metalcore