Iced Earth
The Dark Saga

1996, Century Media
Heavy Metal

Recensione di Daniele Carlucci - Pubblicata in data: 21/12/09

Pensate alla perfetta fusione tra gli Iron Maiden e i Metallica: melodie e cavalcate trionfali che si mescolano ai riff infernali del thrash metal. Questo è quanto mi è venuto in mente la prima volta che ho ascoltato gli Iced Earth. E per stessa ammissione di Jon Schaffer, leader assoluto del gruppo, una forte fonte di ispirazione per lui, sono state proprio le linee di basso di un certo Steve Harris.


The Dark Saga” è il quarto album pubblicato dalla band americana e segna un po’ una svolta rispetto ai lavori precedenti: si passa da uno stile crudo e grezzo ad uno più curato e melodico, mantenendo però sempre un alto livello tecnico. Diversi componenti varieranno nel corso degli anni all’interno degli Iced Earth, ma tutto ruota attorno al genio di Jon Schaffer, a cui, dal precedente “Burnt Offering” si è aggiunto il talento mostruoso del cantante Matthew Barlow, a mio avviso una delle voci più belle presenti nel panorama metal mondiale. Ciò che colpisce sono l’intensità, la profondità e, per certi aspetti, anche la sofferenza con cui vengono interpretate le dieci canzoni di cui si compone “The Dark Saga”, un concept basato sul fumetto “Spawn”, creato da Todd McFarlane. La storia è quella di un ex sicario della C.I.A. che, per redimersi, abbandona la sua attività in preda ai sensi di colpa, ma viene eliminato dal capo stesso dei servizi segreti americani per paura che potesse rivelare informazioni estremamente riservate. L’uomo, negli inferi, incontra un demone che gli concede la possibilità di risorgere  per rivedere la moglie, ma in cambio dovrà diventare il capo dell’esercito del male. Una volta tornato sulla Terra, però, scopre che l’amata si è risposata col suo migliore amico: in preda allo sconforto e alla confusione cerca pace per se e per la sua anima, anche a costo di morire. Gli stati d’animo del protagonista sono trasmessi in maniera esemplare ed è questo che fa guadagnare ancora più valore al disco: dolore, inquietudine e dannazione si percepiscono ad ogni canzone e coinvolgono nel turbine di emozioni presente nella storia.


Apre le danze la tenebrosa “Dark Saga”, che introduce il conflitto interiore di Spawn con note cupe e pesanti. La bellissima “I Died For You” è una ballad piena di sentimento, dolce nelle strofe e vigorosa nei ritornelli, ed è chiaramente dedicata alla moglie. Se in un primo momento il migliore amico, reo di avere intrapreso una relazione con l’ormai ex compagna, viene risparmiato, con la violentissima “Violate” subisce tutta l’ira e la frustrazione dell’ex killer. Con “The Hunter” discende dai cieli il cacciatore che avrà il compito di essere la spina nel fianco del demonio nella guerra tra il bene e il male: la canzone è tra le migliori ed è ricca di melodia e riff rabbiosi. “The Last Laugh” ricorda al protagonista della saga che, ora, “appartiene” al maligno, il quale ne può controllare il destino a proprio piacimento. Il tutto è espresso da un pezzo furioso in cui il doppio pedale della batteria di Mark Prator non è certo risparmiato. La successiva “Depths Of Hell” è caratterizzata da ritmo impetuoso, ma non forsennato, e da un riffing incisivo. “Vengeance Is Mine” è diventato, nel corso degli anni, uno dei brani più famosi della band, grazie ad una base massiccia e veemente su cui si intrecciano pungenti fraseggi di chitarra. La conclusione della saga oscura è affidata a quello che può essere immaginato come un trittico pittorico e denominato “The Suffering Scarred”: la cicatrice causata per aver venduto l’anima al diavolo, è ancora fresca nella tetra “Scarred” in cui traspaiono dolore e tormento. “Slave To The Dark” inizia in sordina, per poi esplodere prepotentemente: un pezzo travolgente in cui le linee melodiche delle chitarre si fondono in armonizzazioni da favola e l’assolo incalza ferocemente. A porre fine al capitolo della sofferenza ci pensa “A Question Of Heaven”, gioiello di un album eccezionale. Penso che questa canzone rappresenti l’apice raggiunto dagli Iced Earth, ancor più della gloriosa “Watching Over Me”. Schaffer compone un brano incredibilmente profondo, perfetto sia nella musica che nel testo (splendido) e Barlow canta con un trasporto ed un’intensità quasi laceranti, raggiungendo nella parte conclusiva un acuto vertiginoso: brividi ogni volta che la si ascolta. Intro dolcissimo, strofe cariche di collera, celestiali cori femminili, intermezzo acustico e finale epico per poco meno di otto minuti carichi di passione.


“The Dark Saga” rappresenta uno dei momenti più alti della prolifica carriera degli Iced Earth: un concept album fenomenale che ha definitivamente consacrato la band a livello internazionale, consentendole di “sfondare” anche in Europa. Oltre ovviamente al suo ascolto, consiglio di leggere la cura e l’efficacia con cui sono trattati i testi.





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