Neun Welten
Destrunken

2009, Prophecy Productions
Folk

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 29/12/09

Se esiste un genere che mai esaurirà il suo fascino intrinseco, questo è proprio il folk. Le tradizioni musicali delle nostre terre, checché ne dicano i detrattori, sono troppo radicate nelle nostre menti, nel nostro sterminato background culturale, per poter essere soppiantate da qualsiasi altro trend passeggero: è soprattutto grazie a questo fattore storico-temporale che certe sonorità tipicamente mitteleuropee, partorite grazie all’amore per la Madre Terra, per la Natura ed i suoi ancestrali misteri, rimarranno sempre attuali, concrete e vicine al cuore della gente.


Il paese che forse più di tutti ha contribuito alla diffusione della corrente oggi conosciuta con l’epiteto “neofolk” è la vicina Germania: qui è stata scritta e continua ed essere scritta la storia di un genere, grazie all’operato di una corte di artisti sensibili alla melanconia ed alla misticità dei paesaggi teutonici. Potremmo quindi citare i rimpianti Empyrium o, più semplicemente, le infinite realtà neo medioevali alle quali fanno capo gli storici Corvus Corax e gli straordinari Faun, senza dimenticarci del caratteristico sound contaminato da tentazioni elettroniche portato alla ribalta dai sempreverdi Qntal. Tra le nuove leve si sono fatti notare, nel corso degli ultimi anni, anche i Neun Welten, il cui moniker è un chiaro rimando ai nove mondi della mitologia nordica. Il loro corpo strumentale si compone di strumenti ad arco (violino e violoncello), fiati (clarinetto e flauto), pianoforte, chitarre acustiche, batteria e percussioni. Gli inserti vocali, sia maschili che femminili, sono piuttosto minimali e dosati; nella loro compostezza sembrano non voler sovrastare l’elegiaco canto degli strumenti, veri protagonisti di questo “Destrunken”, seconda opera del quintetto tedesco, patrocinata come sempre dalla Prophecy Productions, etichetta che fonda il proprio successo sull’altissima qualità delle proprie pubblicazioni.


Facile passare dal candore di una ninna nanna (“Frosthauch”) al ritmo passionale di un tango dettato dalle note del violino (“Destrunken I”), passando per un coinvolgente andamento folk rock (“Destrunken II”), all’interno di un disco che non si esaurisce nella più scontata materia del neofolk nordeuropeo, ma che si arricchisce di numerosi rimandi a scene musicali apparentemente antitetiche. È anche vero che, dopo una prima manciata di episodi dai toni sperimentali, il disco si ritira su sé stesso per offrirci una serie di brani più tipicamente folk, in cui una candida e velata malinconia la fa da padrone. Qualche sorpresa in meno, ma le emozioni rimangono sempre in primo piano.


Quando la tradizione popolare si spoglia di tutte le sue connotazioni retoriche per abbracciare una dimensione colta ed al tempo stesso passionale… Con fascino sibillino, la musica dei Neun Welten, assieme a tutta una serie di rimandi cromatici e visuali (ammirate, a questo proposito, lo splendido artwork del disco), rivela, sin dal primo ascolto, la sua natura di esperienza totalizzante. Datele una chance.





01. Frostauch
02. Destrunken I
03. Destrunken II
04. Jarknez
05. Weites End
06. Ewig Ruh
07. Dammerung
08. Schein
09. Der Stille See
10. Tau

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