Confusione totale. E’ questo il trucido ritratto del nuovo album degli Spectral, band di origine tedesca giunta al traguardo del quarto full-lenght. Non so dove la casa discografica trovi il coraggio di dar ancor adito a questa proposta, quello che so è che "Evil Iron Kingdom" è un amalgama stonato di black/thrash dai vaghi tratti viking che si perde nel mercato come un ago in un pagliaio. Eppure il precedente lavoro Stormriders, benché soffrisse degli stessi limiti stilistici e qualitativi, non annichiliva come quest’ultima produzione.

La band viaggia sui classici canoni di una formazione battagliera tirando in ballo mitologia, eroismo, paganesimo e una sorta di epicità al stampata. Da un po’ di tempo a questa parte, formazioni di questa risma vengono alla luce come funghi nel sottobosco dopo un intenso periodo di pioggia e, per come la vedo io, non fanno altro che tramare alle spalle del filone viking, con tutto il loro corollario, rischiando di appiattirlo. Perlomeno l’andazzo è quello. Un collage d’intenzioni e immagini epicheggianti, cover con drakkar e mare in bufera, boschi e paesaggi nordici e liriche pregne di fasullo eroismo a far da cornice al tutto. Questa è in sintesi la figura degli Spectral e Evil Iron Kingdom ne è inevitabilmente la sua ombra. A supporto della banalità del disco citiamo dei titoli pescando a caso tra i dieci che compongono il platter: “United Force”, “Die in Battle” e “Pagan Steel”. Brani senza carisma e senza identità che non acquistano interesse per nessuna ragione al mondo. L’unico brano che mi sento di salvare, o che comunque conquista la sufficienza, è “Embrace the Darkness” dalla buona melodia e dai tratti discretamente intensi e piacevoli. Il resto dell’opera può essere tranquillamente abbandonata in soffitta con relativa rinuncia alla chiave.

Dagli Spectral non mi aspettavo di certo un lavoro di qualità eccelsa ma questo Evil Iron Kingdom scredita anche quel poco di buono fatto dai teutonici in passato. Se fossi in voi, investirei i risparmi in modo migliore.