Come in ogni album d'esordio che si rispetti, troviamo coordinate stilistiche piuttosto lampanti: i ragazzi sembrano viaggiare nel tempo, come novelli Doctor Who, proponendoci stili ed influenze che vanno dai Nirvana ai Queens Of The Stone Age, fino ad arrivare agli Smashing Pumpkins. Peraltro, la voce volutamente trascinata e roca del cantante Jari Altermatt ricorda in modo palese il compianto Kurt Cobain, voce della band di Seattle.
Questo disco ha un qualcosa di acido, di alterato e dissonante nelle sue sonorità, come si può notare nella buona "Vomiting", ben strutturata e trascinante, in puro stile alternativo, o nella lenta "No Harm", dalle sfumature doom e psichedeliche. Un ottimo brano, dal quale emerge il lato migliore degli svizzeri, è la title track "Frozen Souls", caratterizzata da influenze vagamente country, grazie anche alla presenza di un'armonica nella parte centrale del brano.
Non manca la varietà su tutti i fronti, ma la ricerca di quest'ultima ha portato la band all'eccesso opposto, ovvero alla mancanza totale di una personalità propria e di un punto fermo che riesca a farli orientare nel vastissimo mondo dell'alternative rock. Addirittura, nella traccia "Blue World" si ha come la sensazione che i Navel si siano ispirati un po' troppo agli storici Pixies, band americana fondamentale in ambito alternative rock.
È chiaro che i Navel non sono cattivi musicisti, tuttavia, ascoltando più volte il disco, ci si rende conto in fretta di quanto nel complesso "Frozen Souls" risulti troppo frammentato e di come le canzoni non riescano ad assumere una forma propria per poter essere apprezzate appieno dall'ascoltatore. Sfortunatamente, non viene proposto niente di nuovo, nulla che non sia già stato fatto nella decade precedente.
Più di una volta, album di questo tipo mi hanno lasciato spiazzata, facendo sorgere nella mia mente un dubbio legittimo, che ancora non riesco a chiarire: trattasi di eccesso di manierismo o di pura e semplice ricerca di uno stile proprio, che per ora dà risultati poco convincenti?
Se si trattasse della prima ipotesi, verrebbe da interrogarsi, a ragione, sull'utilità di un disco che non propone nulla di nuovo e che non ha speranze di sopravvivere nel tempo.
Tuttavia, spero di cuore che questa sia soltanto una fase transitoria e che i Navel sopravvivano alla prova del tempo, trovando un percorso artistico più personale rispetto a quello intrapreso con questo disco.
Parzialmente rimandati per scarsa originalità e troppa inconsistenza; tuttavia, consiglio l'album della band svizzera a chi ha voglia di ascoltare del rock alternativo senza troppe pretese.