The Murder Of My Sweet
Divanity

2010, Frontiers Records
Rock/Symphonic Metal

Un accattivante rock cinematografico made in Sweden!
Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 02/02/10

Il trend delle rock/metal band capitanate da una sensuale voce femminile non vuole proprio arrestarsi e, a quanto pare, anche in Svezia qualcuno sembra essersene accorto. Stiamo parlando del songwriter, batterista e produttore Daniel Flores (Mind's Eye) che, in compagnia di tre fidi compagni e della bella e talentuosa cantante Angelica Rylin, ha fondato il progetto The Murder Of My Sweet, giunto oggi, grazie all'interessamento dell'italiana Frontiers Records, alla pubblicazione dell'album di debutto.

Sia il monicker che l'immaginario torbido e fumoso che ruotano attorno alla band prendono spunto da un vecchio film noir del 1944 intitolato “Murder, My Sweet”. È lecito e palese, quindi, aspettarsi da “Divanity” una musica condita da orchestrazioni in pieno stile cinematografico, non troppo dissimile dalle proposte più recenti di Nightwish, Within Temptation e Delain. Ma la musica dei The Murder Of My Sweet non si esaurisce certo in queste semplici coordinate: i Nostri fanno infatti leva su una sezione ritmica variopinta e frizzante, che attinge tanto dalle band sopraccitate quanto dal rock più radiofonico, nonché sulla voce di chiara estrazione pop/rock di Angelica, abile nel tracciare ritornelli ad ampio respiro che, sin dal primo ascolto, rischiano di stamparsi nella testa dell'ascoltatore senza più abbandonarlo.

Gli anthem, in questo disco, si susseguono con straordinaria naturalezza e, anche se qualche dazio in fatto di originalità viene indubbiamente pagato (alcuni attacchi o ritornelli potrebbero infatti richiamare alcuni brani dei Delain o dei Within Temptation, mentre l'andamento generale del disco porta alla mente l'operato dei tedeschi Krypteria), possiamo tranquillamente chiudere un occhio. Perché? Beh, innanzitutto la qualità del songwriting, capace di unire sotto la stessa egida le sonorità apparentemente distanti del pop e del rock/metal più moderno, si manifesta a più riprese, sotto forma di un riff di tastiera particolarmente azzeccato (“Valerie”), di un ritornello a dir poco memorabile (quello del singolo di lancio “Bleed Me Dry”) o di un gusto per gli arrangiamenti particolarmente evidente (“Revolution”). In secondo luogo, crediamo che i The Murder Of My Sweet vincano la battaglia persa in partenza da molte altre band simili, riuscendo a suonare accattivanti ed energici senza mai slegare la componente più easy-listening da quella più prettamente rock/metal. Infine, l'originalità non si dimostra soltanto creando pasticci musicali azzardatamente definiti "avanguardistici", ma anche rileggendo con classe e personalità formule già note, come nel caso della lunga ed elaborata suite finale “Death Of A Movie Star”, in cui riecheggiano tanto le gesta degli immortali Queen, quanto quelle di Danny Elfman.

“Divanity” sembra avere le qualità necessarie per sfondare le barriere della musica mainstream, spesso avversa ad includere artisti di estrazione metal nelle proprie corti. A questo punto, non ci resta che vedere quale sarà la risposta del pubblico. Dal canto nostro, in virtù di questi particolari, promuoviamo (quasi) a pieni voti l'esordio di Flores e compagni, memore di aver portato una ventata d'aria fresca in una scena che troppo spesso si chiude a riccio su cliché decisamente scontati e fuori moda.



Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool