Mnemic
Sons Of The System

2010, Nuclear Blast
Industrial Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 01/02/10

Parlando degli Mnemic si potrebbe fare una profonda disamina su quella che è la situazione del metal moderno, sul fiorire di band con tutte le carte in regola per fare bene e che poi si perdono progressivamente seguendo strade forse "redditizie", ma decisamente insipide per chi ascolta con un orecchio più distaccato.

Non a caso potremmo prendere come spunto i danesi Mnemic, fra i figli più promettenti che la scuola post thrash, cibernetica, industrial (o come la volete chiamare voi), abbia partorito, arrivati con “Sons Of The System”, al quarto album in carriera; fieri seguaci della strada inaugurata da band del calibro di Fear Factory, Meshuggah e Strapping Young Lad, come riportato in sede d'intervista (a breve sulle nostre paine) dallo stesso Guillaume Bideau, cantante francese “soffiato” agli Scarve, un'altra formazione papabile da cui partire per il pistolotto iniziale. Bravi, anzi bravissimi coi propri strumenti, potentissimi e catchy allo stesso tempo, di quelli che ti colpiscono con suoni da acciaieria che farebbero fieri gente come Dino Cazares, per poi accarezzarti con ritornelli melodici ed effettati, fatti apposta per allargare il proprio pubblico, specialmente in territorio americano, molto più incline a recepire sonorità come queste, molto affini al nu-metal.

Come se non bastasse, il supporto della Nuclear Blast garantisce un servizio top class in tutto e per tutto, con la consueta super produzione ad opera del prezzemolino Tue Madsen. Va bene, ma le canzoni? Ci sono anche quelle, piene zeppe di riffoni, brackdown, parti sincopate, assalti all'arma bianca, aperture melodiche, il tutto messo insieme per dar vita a pezzi che non faticano a rimanere in testa, se non altro per l'assonanza con le palesi fonti d'ispirazione (ancora un cardine per i nostri, contrariamente a quanto affermato da Bideau). In “Sons Of The System” la melodia viene sdoganata totalmente, favorendo un approccio più morbido rispetto alle produzioni passate, sforzandosi anche di arricchire un sound che, per sua stessa natura, risulta difficile da ampliare, restando ancorato ai soliti cliché.

Un disco che si discosta poco dal precedente, che lascia il solito giudizio: buona band, grandi potenzialità, ma idee da rivedere. Purtroppo un disco che, nonostante gli sforzi, ha una vita ancora troppo breve.



01.Sons Of The System

02.Diesel Uterus

03.Mnightmare  

04.The Erasing  

05.Climbing Towards Stars  

06.March Of The Tripods  

07.Fate  

08.Hero In  

09.Elongated Sporadic Bursts

10.Within

11.Orbiting

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