Mastermind
Insomnia

2010, Lion Music
Prog Metal

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 19/02/10

Quando ho iniziato ad ascoltare "Insomnia", gli americani Mastermind mi sono sembrati sin da subito una band appartente a qualsiasi altro genere fuorché al progressive metal, a dispetto della nomenclatura e della copertina piuttosto bruttina e fuori luogo, decisamente poco "progressive". Non conoscendoli in maniera approfondita, sono andata subito alla ricerca di informazioni: la band, già autrice di ben sei album, è nata nel 1986 ed ha all'attivo un'intensa attività live. Poi, di colpo l'arresto delle attività della band, decisa dai fondatori, i due fratelli Berends, che hanno formato nel 2007 una semplice cover band di rock psichedelico e blues anni '70. In seguito, l'entrata della nuova cantante Tracy McShane sembra aver riportato la voglia di proseguire il cammino iniziato negli anni '80.


Sicuramente, l'arrivo di Tracy ha giovato alla band americana, che, grazie alla sua versatilità e buona espressività, ha tentato di esplorare nuovi lidi musicali - pur perdendo in gran parte dei brani le caratteristiche tipiche del progressive. Ad onor del vero, per poter apprezzare appieno la varietà di "Insomnia" occorrono svariati ascolti e buona pazienza, complice anche il fatto che le prime quattro tracce sono piuttosto piatte e prevedibili. Oltretutto, la struttura lineare delle canzoni e l'alternarsi del cantato maschile e quello femminile ricorda in modo vago i nostrani Lacuna Coil.


Detto questo, se si resiste fino a "Piggy World", di cui si può apprezzare la grinta ed un'energia dalla forte componente punk, si aprirà una piccola grotta ricca di gemme preziose e differenti l'una dall'altra. "No Answer" è una dolce ballata toccante e non eccessivamente stucchevole in cui l'espressività della cantante raggiunge il suo apice. "Broken" è un mid-tempo gradevole ed arioso e vagamente goticheggiante, con un buon assolo di chitarra; in "Night Flier" finalmente viene dato sfogo alla natura progressive e virtuosa della band: in una cascata di note velocissime, la batteria e la chitarra danno vita ad un dialogo rapido e graffiante, dove le tastiere fanno semplicemente da sottofondo atmosferico e la voce della talentuosa cantante viene lasciata per un attimo da parte. Decisamente fedele alle origini anche il brano "Nietzsche", potente, ben costruito e non privo di spessore. "Last Cigarette" è l'unico brano a raggiungere i nove minuti: pur essendo di buona fattura, risente di qualche punto morto di troppo, ma è pur sempre una buona chiusura per quest'album, qualitativamente parlando, un po' altalenante.


La produzione non è delle migliori, soprattutto quando si parla della voce di Tracy, che in alcuni tratti sembra potente e riesce ad imporsi all'ascoltatore come dovrebbe, mentre in altri punti sembra rilegata in secondo piano, troppo eterea e debole per essere apprezzata nel modo giusto. Che sia stato frutto di scelte stilistiche o meno, c'è il rischio che l'ascoltatore ne esca un po' spiazzato.
Sebbene risulti lodevole lo sforzo dei Mastermind di esplorare nuovi orizzonti musicali, bisogna ammettere che questo ha fatto perdere loro l'etichetta di band prog metal, facendoli diventare una semplice band rock con varie contaminazioni e con voce femminile, caratteristica che ultimamente sembra essere fin troppo alla moda.





01. Desire
02. Break Me Down
03. One More Night
04. Meltdown
05. Piggy World
06. No Answer
07. Broken
08. Night Flier
09. Nietzsche
10. Last Cigarette

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