Piano Magic
Disaffected

2005, Green Ufos
Darkwave

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 21/02/10

Le sensazioni che si provano nell’ascoltare “Disaffected” degli inglesi Piano Magic sono molto simili a quando ci risveglia, nel cuore della notte, a metà di un sogno stranissimo, magari uno di quelli in cui il tuo passato e il tuo futuro paiono fondersi, una di quelle “visioni” che al mattino dopo, ripensandoci, non ti raccapezzi da che parte cominciare per spiegartele, e intanto, man mano che ci pensi, esse scompaiono, ritornando nel loro etereo e immateriale mondo. “Disaffected” è ben reso dagli occhi sbarrati del ragazzo ritratto in copertina, un complicato e fragilissimo arazzo musicale fatto di echi new wave, synth e elettronica, tinte dark, Cure, Smiths, Joy Division e un pizzico di Nick Cave, tutto riproposto come solo i nostri (e Glen Johnson in primis) sanno fare.

Non riuscendo a eguagliare capolavori come “The Troubled Sleep Of Piano Magic” e “Ovations”, questo album presenta comunque delle meravigliose sorprese che, ascolto dopo ascolto, si impossessano di te e non ti lasciano più. Nenie appiccicose, ipnotiche storielle cantilenanti il cui ritmo spettrale pare scandito da uno di quei vecchi orologi a pendolo di legno massiccio e da chitarre fantasma appena arpeggiate, che esplodono solo sulla metà del pezzo: questa è “You Can Hear The Room”, brano messo in apertura e autentica, prima gemma del disco.

Le successive tre tracce sono meno buie ma non meno malinconiche e emotivamente intense: si passa dall’ariosa “Love And Music”, così smaccatamente anni Ottanta da farmi venire le lacrime agli occhi per i tanti ricordi che quel synth mi riporta alla mente, alla cadenza trip-hop della title track (che ha l’unico difetto di perdersi un po’ nel finale), passando per la nervosa e convulsa “Night Of The Hunter”.

Qualcuno ha parlato di ghost rock per i Piano Magic: ottima definizione, soprattutto se si pensa a brani come “Theory Of Ghosts” e “Your Ghosts”, di fatto due veri e propri pozzi senza fondo nei quali è facilissimo perdersi, grazie alle labirintiche sfumature delle chitarre e a quell’aria fumosa e decadente tipica anche di certi Tindersticks. Dopo un paio di mosse a vuoto il disco riprende tono con le finali “The Nostalgist” e “You Can Never Get Lost”, due ballate notturne e intrise fino all’ultima nota di una malinconia piovigginosa tipicamente inglese.

Disco inquieto, grigio e crepuscolare, fatto essenzialmente da un’elettronica mai invasiva e sempre di grande pathos, lavoro che sembra creato apposta per rimuginare sul passato, per affogare volutamente in quel mare di pensieri, spesso sconnessi e senza senso (come certi sogni che ci impegnano a nottate), che molto spesso attraversano le nostre strade.



01. You Can Hear The Room

02. Love & Music

03. Night Of The Hunter

04. Disaffected

05. Theory Of Ghosts

06. Your Ghost

07. I Must Leave London

08. Deleted Scenes

09. The Nostalgist

10. You Can Never Get Lost (When You've Nowhere To Go

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