Scisma
Rosemary Plexiglas

1997, Catapulta/EMI
Alternative Rock

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 22/02/10

Musicalmente il 1997 è stato un anno molto importante per la musica italiana “alternativa”: band come Afterhours, Marlene Kuntz e Bluvertigo (solo per citarne tre), si sono affermate proprio in quel periodo. A questi gruppi mi piace però sempre affiancare anche gli Scisma, ensemble numeroso (sei elementi) di breve durata, ma che ha saputo produrre un disco, il qui presente “Rosemary Plexiglas”, che si merita senza dubbio di stare sul podio come una delle migliori opere di quegli anni.

Rimandi allo shoegaze, alla nevrosi noise-melodica degli Smashing Pumpkins (periodo “Mellon Collie”), agli Afterhours (Agnelli ha prodotto il presente lavoro), possono leggermente indirizzare verso una possibile interpretazione di quello che suonano i nostri. I quali, è necessario precisarlo, molto giocano sulla prestazione di Sara Mazo (voce) e soprattutto di Paolo Benvegnù (voce e chitarra, nonché autore di molti dei testi), due elementi che alzano notevolmente la già alta caratura tecnica di tutta la band. Passando ai pezzi che meglio caratterizzano il disco, non si può non rimanere sbalorditi e affascinati dalla spettacolare titletrack posta in apertura. Un intreccio di archi, chitarre distorte e della voce angelica di Sara, che recita testi al limite del non-sense, ariosi e cristallini, freschi e eterei, che subito ti fanno innamorare della canzone, che, solo essa, vale indubbiamente il prezzo di tutto il lavoro.

Ovviamente sarebbe sovrumano aspettarsi un intero album fatto di pezzi all’altezza di quello appena descritto: in effetti il ritmo cambia bruscamente già della seconda “Completo”, che molto suona come i già citati presunti numi tutelari degli Scisma, mantenendo comunque la sua spiccata personalità. Sorprende molto “Loop 43” (alla voce principale Benvegnù), soprattutto per la carica emotiva del suo ritornello, che si vorrebbe non finisse mai: di sicuro il secondo pezzo migliore di tutto “Rosemary Plexiglas”. L’inquieta “PSW” (intricatissima e labirintica, alle volte soffocante nelle sue liriche) e la “smashingpumpkinsiana” “L’Autostrada”, con il suo fare notturno e placido, sono altri due momenti scintillanti di un disco bellissimo, che andrebbe riscoperto, soprattutto da chi, in quegli anni, era piccolo o comunque non portato ancora a ascoltare questo tipo di musica.

“Rosemary Plexiglas” è un’opera geniale, purtroppo passata un po’ nel dimenticatoio oggi, con le sue pecche certo, decisamente oscurate però da alcuni capolavori che contiene e che non potranno non stregarvi. Da ricercare.



01.Rosemary Plexiglas

02.Completo

03.Loop 43

04.PSW

05.Negligenza

06.Centro

07.Svecchiamento

08.Videoginnastica

09.L’Autostrada

10.L’Equilibrio

11.84

12.Golf

13.Nuovo

14.Poco Incline ai R.F.

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