Slint
Spiderland

1990, Touch & Go
Post Rock

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 24/02/10

Il post rock è il genere che, per chi sa farlo suo, sa regalare emozioni sincere e vere, talvolta molto più di altri generi. Sono quelle sensazioni comuni, quotidiane, quegli sbalzi d’umore giornalieri, quei battiti di cuore che non si esprimono con le parole, ma li senti dentro, ti segnano. Senza parole dicevo, perché spesso e volentieri non si è in grado di veicolare verbalmente certe passioni, per cui conviene affidarci a uno strumento, la musica, in grado di convogliare al meglio tutto ciò che proviamo. Risalendo agli albori di questo genere non si può non giungere a “Spiderland” degli Slint, da molti giustamente considerato pietra miliare e madre di un intero modo di concepire un nuovo tipo di musica.

La prima traccia è già un mare torbido, mosso e inquieto, fatto di suoni acuti, spigolosi, eppure concentrici e a loro modo regolari, ma è un antipasto a ciò che verrà dopo.
“Nosferatu Man” procede zoppicante e sinistra, ti avvinghia e ti avvolge, ti ipnotizza per poi sferzarti con bordate rock elettriche. Eppoi di nuovo la calma: la voce di nuovo sussurrata e recitata, i soliti riff di chitarra e basso ripetuti all’infinito, la solita tensione che cresce lenta e inesorabile, per poi esplodere di nuovo. E così via. In fondo la chiave è questa: lasciarsi sommergere da questa musica, saperne percepire i ritmi, respirare nella calma e affogare nel marasma. “Don, Aman” è se vogliamo ancora più ansiosa e psicopatica, una nenia alla quale quasi ti abitui, ma appena ti accorgi che qualcosa sta cambiando, che la brezza si sta trasformando in vento eppoi tormenta, è già troppo tardi. Una feroce scossa elettrica ti attraversa, una chitarra tagliente rilascia la tensione ipnotica fin lì accumulata, per poi, ovviamente, dissolversi.

“Kasher” e la conclusiva “Good Morning, Captain” sono però le vere e proprie gemme di tutto il disco, leggermente superiori alle due precedentemente descritte per grado emozionale e di coinvolgimento. A posteriori si capisce che è da qui che nasce il post rock attuale, è da qui che prendono vita le ritmiche fortemente cadenzate eppure anche liquide, melodiche e marziali, insistenti e pur sempre sorprendenti. E’ questo magma sonoro che traduce al meglio le nostre paure, le nostre insoddisfazioni, la nostra incertezza nel domani, la nostra fragilità. In questo senso l’ultima traccia è perfetta, così irrequieta e placida, cantinelante, triste e malinconica, sospesa in un mondo che collassa di continuo su se stesso eppoi rinasce dalle sue stesse ceneri, per nulla cambiato, per nulla diverso, ma non per questo noioso e inutile. Molto ha avuto inizio qui. Inutile girarci intorno, una pietra miliare dell’inquieto rock moderno.



01.Breadcrumb Trail
02.Nosferatu Man
03.Don, Aman
04.Washer
05.For Dinner...
06.Good Morning Captain

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