Anneke van Giersbergen & Agua De Annique
In Your Room

2009, Agua Recordings
Pop Rock

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 02/03/10

Anneke van Giersbergen possiede, senza ombra di dubbio, una delle più belle ugole femminili che si siano mai affacciate nel corso degli ultimi 20 anni sul panorama rock internazionale. Affermazione, questa, che forse suona troppo di parte ed esagerata, ma sei album pubblicati con i seminali The Gathering (band che, incidendo pietre miliari del calibro di “Mandylion” e “Nighttime Birds”, ma anche lavori più sperimentali quali “How To Measure A Planet?” e “Souvenirs”, ha garantito alla bella cantante olandese una fama senza eguali) dovrebbero bastare a giustificarne la portata.

La nostra Anneke è cresciuta a pane e jazz, forte dell'esperienza nei Bad Breath, prima di vincere l'audizione che nel 1994 la fece entrare nei The Gathering, all'epoca alla ricerca di una vocalità che potesse dare una svolta definitiva alla loro carriera, fino a quel giorno improntata alle forme più “romantiche” del doom/death metal di scuola anglosassone (i Nostri furono tra i primi ad inserire una soave voce femminile su una base sonora di questo tipo). La sua incredibile potenza, unità ad un timbro vellutato capace di straordinari picchi interpretativi, accompagnò il primo grande cambio di rotta della band di Oss, che con “Mandylion” ispirò un'intera generazione di metal band al femminile, tra cui Lacuna Coil e Within Temptation. Il suo carisma e le sue capacità vocali si fecero notare maggiormente con gli album successivi, che videro il gruppo attraversare i più disparati territori musicali: dal rock psichedelico di “How To Measure A Planet?” per arrivare, in tempi più recenti, alle contaminazioni elettroniche ed eteree di “Souvenirs” e “Home”.

Nel 2007 Anneke decise di lasciare la band, per dedicarsi maggiormente alla propria famiglia e ad un nuovo progetto musicale, gli Agua De Annique, in realtà basato sulle composizioni della stessa cantante aiutata dal marito Rob Snijders, ex batterista dei Celestial Season. “Air” fu il primo parto di questa nuova combriccola, votato ad un alternative rock eretto su melodie di piano e voce piuttosto accessibili, sulla scia di Coldplay e Radiohead, in cui, tuttavia, i rimandi alla parte precedente della carriera della Nostra appaiono ancora piuttosto evidenti. Sebbene risenta dell'assenza di composizioni di spessore, come potevano essere quelle dei fratelli Rutten nei The Gathering, l'album riesce comunque a farsi apprezzare da critica e fan, soprattutto in virtù di una voce dotata di un carisma impareggiabile.

Dopo essersi imbarcata per un tour che l'ha portata a visitare i più lontani paesi del globo, a dimostrazione del fatto che la sua popolarità non ha mai veramente risentito dello split con gli ex compagni di squadra, Anneke ci consegna nel 2009 un'infinità di materiale. “Pure Air” sembra già cambiare le carte in tavola: sparisce il monicker Agua De Annique per lasciare posto al più trendy Anneke van Giersbergen & Agua De Annique, quasi a voler marcare la natura sempre più pop di questa carriera solista. Si tratta di un album acustico nel quale la Nostra si esibisce in una serie di cover e brani propri (tutti già pubblicati) accompagnata da ospiti d'eccezione (tra gli altri troviamo Sharon Den Adel dei Within Temptation, Arjen Lucassen e Danny Cavanagh degli Anathema). Gli arrangiamenti sono curatissimi e la voce si fa sempre più limpida, vicina al cuore dell'ascoltatore... La fruibilità del disco, tuttavia, è piuttosto ridotta e il risultato finale getta un'inquietante ombra sul futuro artistico del progetto.

A settembre Anneke e Danny Cavanagh danno alle stampe “In Parallel”, live album registrato durante il tour semi-acustico che ha visto i due artisti esibirsi sugli stessi palchi. Tra splendide cover (“Teardrop” dei Massive Attack), brani classici degli Anathema (tra i quali ricordiamo la commovente “One Last Goodbye”) e le più orecchiabili canzoni degli Agua De Annique, il disco scivola senza troppe difficoltà nel dimenticatoio, complice una tracklist asettica ed altalenante. Tutto questo accade a due soli mesi dalla pubblicazione del secondo full length degli Agua De Annique, “In Your Room”.

Quasi in contemporanea escono “Addicted”, ultimo album dell'eclettico Devin Townsend, per il quale la Nostra ha registrato gran parte delle backing vocals, e “In Your Room”, anticipato dal frizzante singolo “Hei Okay!”, quasi una filastrocca piena di buon umore e gioia di vivere. La canzone, in parte, traccia quelle che saranno le coordinate del disco: un sound ancora più accessibile rispetto a quello di “Air”, molto più vicino al pop rock di Avril Lavigne piuttosto che al rock emotivo dei Coldplay, linee vocali sempre meno coraggiose e testi che, spesso e volentieri, sfiorano il limite del ridicolo. La Anneke del passato è ormai un lontano ricordo: i fan dovranno rassegnarsi a vederla indossare i panni di una mamma allegra e spensierata. D'altronde la stessa cantante ha dichiarato di trovarsi nel bel mezzo del periodo più luminoso della propria vita e il disco non poteva che riflettere questo apparente stato di grazia. La gioia dell'ex cantante dei The Gathering corrisponde però all'amara consapevolezza dei fan, i quali avranno ormai capito che non basta una bellissima voce per comporre dei capolavori... Se mancano un songwriting convincente (e, sotto questo punto di vista, sarebbe interessante tracciare un paragone con l'opera di Devin Townsend, forse il miglior disco al quale Anneke abbia partecipato negli ultimi 3 anni), delle melodie penetranti, soluzioni musicali originali, cosa rimane all'ascoltatore?

Sul patchwork semi-acustico di “Pearly”, canzone melodicamente fiacca, sarebbe meglio stendere un velo pietoso, ma nemmeno la già citata “Hei Okay!” offre grandi spunti di interesse, se andiamo a togliere quel ritornello che, volenti o nolenti, si stampa in testa sin dal primo ascolto. “I Want”, addirittura, rasenta l'osceno, con la sua intro a base di synth in stile Abba ed un andamento che sembrerebbe più adatto ad un disco dance che non al secondo album solista di un'artista di questo calibro. Giusto il tempo di riprendere fiato con una dolce ballata per piano e voce (“Wonder”) ed il rock animato e frizzante (finalmente una chitarra elettrica) di “The World”, brano nel quale la voce di Anneke si alterna a quella del chitarrista Joris Dirks, prima di venire catapultati in quello che, per chi scrive, è semplicemente il brano più brutto al quale la rossa (ormai bionda) cantante abbia mai partecipato, ovvero “Sunny Side Up”. Soffermatevi su quel testo e su quella melodia, che farebbe invidia giusto alla nostra Arisa (il fatto che abbia tirato in causa questo nome parla chiaro), e ditemi voi se non è il caso di mettersi le mani nei capelli...

Fortunatamente la seconda parte del disco ci regala quelli che sono i pezzi più ispirati del disco, partendo dal rock infarcito di synth (chi ha detto Muse?) di “Physical”, passando per la pacata “Home Again” (nella quale, tuttavia, non sarà difficile scorgere uno scimmiottamento dei The Gathering di “Home”) e la grintosa “Just Fine”, nella quale gli ascoltatori più attenti riconosceranno il tocco di Mr. Townsend, ospite d'eccezione di questo disco, che ricambia il favore di Anneke su “Addicted”. Chiude l'opera un ottimo esempio di pop rock radiofonico (“Adore”), che tanto ricorda i primi album di Elisa. Non è poi tanto difficile capire il motivo per il quale Anneke abbia dovuto assumere il bassista Jacques De Haard per comporre un brano di questo calibro: forse perché il mainstream non è esattamente la sua strada? Questo quesito, com'era lecito prevedere, lascia ulteriori dubbi su una carriera solista della quale erano veramente in pochi a sentire la necessità. La morale della favola non può che essere questa: una vera artista, per quanto impegno possa metterci, potrà anche improvvisarsi novella popostar, ma non lo diventerà mai.



01. Pearly
02. Hey Okay!
03. I Want
04. Wonder
05. The World
06. Sunny Side up
07. Physical
08. Home Again
09. Wide Open
10. Longest Day
11. Just Fine
12. Adore

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