Siegfried
Nibelung

2009, Napalm Records
Gothic

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 04/03/10

Gli estimatori di Sandra Schleret sapranno sicuramente che gli Elis, autori del recente “Catharsis”, non sono l'unica band alla quale la bella cantante austriaca ha prestato la voce nel corso della propria carriera. I Siegfried, ennesima incarnazione musicale della Nostra, forse meno conosciuta rispetto alla formazione sopraccitata, sono nati sul calare degli anni '90 per volontà del chitarrista Ortwin e del cantante Bruder Cle; il nome adottato è un chiaro omaggio a Sigfrido, protagonista di molte saghe mitologiche norrene e germaniche.

Sfortunatamente la nave dei Siegfried non hanno mai avuto il vento in poppa: in seguito alla pubblicazione di due full length (“Drachenherz” del 2001 ed “Eisenwinter” del 2003), che riscuotono un discreto successo tra gli amanti delle sonorità più epiche e sinfoniche, e a qualche apparizione live, Sandra si vede costretta a far fronte ad una grave malattia e l'attività della band subisce una pesante battuta d'arresto. Gli anni trascorsi hanno permesso alla cantante di vincere la propria battaglia, portando così la formazione austriaca alla composizione del suo terzo capitolo discografico, intitolato “Nibelung”.

Già il titolo dell'album, che riprende in maniera evidente la famosa saga nordica dei Nibelunghi, così come la pacchiana copertina, incentrata su elementi grafici che, ormai da anni, incarnano i cliché più abusati del genere (vedi Rhapsody Of Fire, Blind Guardian e band simili), lasciano presagire quella che sarà la direzione stilistica del disco, invero non troppo distante da quella dei suoi predecessori. La produzione, affidata ad Alex Krull (leader di Leaves' Eyes e Atrocity) esalta gli aspetti più gotici dei nove brani che compongono l'opera, privilegiando in molti casi il ruolo delle tastiere a discapito degli altri strumenti. Il risultato è un sound piuttosto datato, prevedibile e riservato a categorie di ascoltatori sentimentalmente legate ad un symphonic metal di vecchio stampo (il primo paragone che mi viene in mente è “Prison Of Desire”, acerbo album d'esordio degli After Forever datato 2000).

Nonostante la totale mancanza d'originalità, Sandra e compagni hanno avuto il buon senso di non indugiare troppo sulle strutture dei brani, proponendo canzoni compatte e facilmente fruibili, spesso trainate dalla chitarra di Ortwin e dall'abile voce della Schleret. Le voci maschili di Bruder Cle (growl) e Werner Bialek (clean vocals) rappresentano invece il punto più debole del disco. Paradossalmente i pochi episodi riusciti sono anche quelli che mostrano le più grandi lacune esecutive e compositive del gruppo: nonostante i buoni intenti, “Fafnir” non è che un polpettone cinematografico cantato pessimamente, “Die Eisenfaust (Alberich)” odora di Epica lontano un miglio e “Sachsensturm” non decolla a causa di una sezione ritmica troppo statica. Il resto è noia a profusione.

Dispiace quasi dirlo, viste le vicissitudine alle quali i Nostri sono andati incontro, ma “Nibelung” è l'ennesimo buco nell'acqua da parte di una band della quale nessuno ha mai veramente sentito la mancanza. Siegfried? No, grazie.



01. Der Ring Der Nibelungen
02. Fafnir
03. Die Eisenfaust (Alberich)
04. Die Prophezeihung
05. Brunhild
06. Sachsensturm
07. Totenwacht
08. Der Todesmarsch
09. Die Götterdämmerung

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