L'energia, a questi quattro ragazzi, non manca affatto: le sonorità oscillano tra thrash ed heavy metal, cariche di rabbia e di potenza, prendendo molto spunto dalle band più in voga del momento in questo genere contaminato, come i Trivium, che a loro volta hanno preso dai Metallica, dai Megadeth e da altri titani del thrash e dell'heavy metal degli Anni '80, aggiungendovi quella cattiveria che strizza l'occhio alla nuova guardia di piccoli metallari furiosi. Un altro elemento molto accattivante è senza dubbio il ritornello cantato a più voci, caratteristica di quasi tutte le band apprezzate dai più giovani. Formalmente e tecnicamente, dunque, nulla da obiettare, il talento c'è e si vede, ma passiamo subito al tasto dolente, i contenuti e l'originalità.
A livello di testi, i ragazzi non brillano certamente per creatività, scadendo nel luogo comune della violenza, del sangue, del nemico schiacciato moralmente e fisicamente. Parlando della novità delle melodie proposte, il quartetto scivola clamorosamente: dichiarando un amore spassionato per gli anni '80, gli Age Of Evil si limitano a proporre ciò che è già stato fatto precedentemente, con una venatura di metal più moderno. Insomma, niente di nuovo sotto il sole (alquanto assente in queste giornate invernali) e che non sia già stato fatto in modo migliore. Concedetemelo: tutta questa ondata di nuove band che vogliono fare i nipotini di Rob Halford e Steve Harris con una cattiveria sinceramente un po' forzata, non mi è proprio gradita. Sinceramente, preferisco i cari vecchi "nonni" che, con più semplicità nelle melodie e più schiettezza (senza per forza vestire perennemente i panni delle iene a caccia di carogne) hanno fatto la storia, trasmettendo tantissime emozioni genuine.
Questione di nostalgia e basta? Non direi, semplicemente desidero sentire della musica più sincera e spontanea, meno forzata e fredda. Nessuno vi chiede di omaggiare per forza il passato, perché c'è il rischio che non vi riesca di farla franca, come a coloro che hanno inventato l'heavy metal ed altri generi relativi. Noiosamente bocciati.