Burzum
Belus

2010, Byelobog Productions
Black Metal

Il Conte esce di prigione e vede la luce!
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 09/03/10

E chi se lo sarebbe mai aspettato? Avere tra le mani un nuovo disco di Burzum nel 2010? Chi se lo sarebbe aspettato un nuovo disco totalmente black metal, ma soprattutto chi si aspettava un gran bel disco? Ora è facile dire: “Lo sapevo che il Conte non avrebbe deluso”, ma a fronte di tutto quello che riguarda Varg Qisling Larssøn Vikernes, nulla appare scontato.

Non basterebbero mille parole per definire quello che Count Grishnackh ha rappresentato per il black metal e la musica in generale dell'ultimo ventennio. Scommetto che molti di coloro che oggi ascoltano questo tipo di musica lo devono all'opera di Burzum, come scommetto che anche gli ascoltatori più lontani non solo dal black, ma anche dalla musica rock in generale, abbiano almeno una volta nella vita letto da qualche parte questo nome, legato a doppio filo con i ben noti fatti di cronaca nera nei primi anni novanta in Norvegia. Per chi fosse atterrato solo oggi sul pianeta Terra, mi riferisco all'uccisione di Euronymous, leader e chitarrista dei Mayhem e musicista che sta al black, come Socrate sta alla filosofia e ai ripetuti atti vandalici a danni di chiese e luoghi sacri. Senza dimenticare le deliranti dichiarazioni filonaziste registrate in questi anni, diciassette, di prigione, e i tentativi di fuga.

Dimentichiamoci per un attimo Varg uomo e concentriamoci sul Varg musicista. Signori, giù il cappello. Sfido chiunque a ritornare dopo una vita, precisamente dal 1996 (album "Filosofem") e non solo riprendere il discorso interrotto anni addietro, mantenendo altissima la qualità della propria musica, ma aumentandone i caratteri distintivi con una nuova vena creativa, rendendo ancora più profonda la propria arte. Tralasciando i due dischi ambient pubblicati in carcere, "Belus" è la testimonianza della maturazione di Burzum, un artista che sembra aver superato la disperazione delle sue opere, infondendo a questo nuovo album un senso di spiritualità molto più spiccato, lasciando agli ascoltatori più un senso di pace che di dolore. È come se Varg si fosse purificato e abbia voluto mettere in musica la sua anima di uomo certamente più maturo e padrone delle proprie azioni.

Del resto anche il concept, dedicato al dio pagano del sole, riflette questo “nuovo” Burzum. La cadenza tipica è rimasta, l'ossessività del riffing, i quattro quarti che si perdono all'orizzonte, la ripetitività delle strutture, la disarmante semplicità delle composizioni... Tutto è Burzum, stavolta però baciato da una luce che dona maggior spessore all'insieme, un cammino ancor più catartico e spirituale, con piccole differenze/innovazioni che, nell'ambito di un artista così particolare, assumono una dimensione ben più ampia. Anche la voce sembra meno sofferta e più comunicativa, in cui compaiono anche suggestive clean vocals. Ad eccezione di “Sverddans”, traccia che ritorna al thrash primordiale di Burzum, Varg dà il meglio di sé in brani lunghi, volutamente monotoni, apparentemente fini a se stessi, capaci di cambiare umore senza quasi accorgersene, canzoni che riescono però a rapire, a creare visioni affascinanti di mondi incantati in cui godere di una rinnovata speranza, illuminati dalla luce che trapela tra gli alberi.

"Belus" è uno di quei dischi in cui bisogna lasciar parlare la musica, bisogna ascoltare per capire. Potrà essere un personaggio scomodo e irritante, che solleva giudizi contrastanti... Noi non siamo qui per giudicare l'uomo, ci limitiamo a giudicare la sua opera. Un ritorno inaspettato e per questo clamoroso!



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