Kingdom of Sorrow
Kingdom of Sorrow

2008, Relapse Records
Sludge

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 28/03/09

Non è mai una cosa molto positiva sapere gia cosa aspettarsi da un disco senza neanche averlo inserito nel lettore. Se però questo mancato effetto sorpresa viene bilanciato dalla qualità dei brani, il problema si pone in modo meno incombente; quando invece ci troviamo con un album non brillantissimo, allora la questione prende corpo col passare dei minuti. Kingdom of Sorrow rientra a pieno in questo secondo caso.

Non un grande debutto per i Kingdom of Sorrow, ennesimo "supergruppo" formato da Jamey Jasta, voce degli Hatebreed, e dal sempre più barbuto Kirk Windstein, voce e chitarra di Crowbar e Down, dopo anni in cui il progetto è rimasto solo un'idea nella mente dei musicisti, esce dunque solo oggi il primo lavoro omonimo, forte di tutti i crismi che una prestigiosa label come la Relapse può offrire: quindi un lavoro estremamente professionale sotto tutti i punti di vista, dalla cover ottimamente realizzata, alla produzione impeccabile. Bene ma il contenuto? Del contenuto non posso dire altrettanto purtroppo, dal momento che i nostri sembrano aver unito il sound delle due band principali senza un minimo di fantasia, col risultato di aver dato vita a una manciata di brani che non aggiungono nulla alla carriera dei due musicisti, assestandosi su una sicura sufficienza o quasi.

Basterà questo per stuzzicare fantasia e portafoglio degli ascoltatori? Credo proprio di no, perchè lo sludge/core di Kingdom of Sorrow è solo un pallido riflesso delle reali potenzialità dei nomi scesi in campo per questo nuovo progetto, sciorinando pezzi abbastanza statici, più vicini allo stile Crowbar rispetto agli Hatebreed, prediligendo di conseguenza riffoni fangosi e strutture molto semplici, senza la giusta profondità che ci si aspetterebbe da una proposta del genere. Non mancano frangenti più incalzanti, dove Jasta si alterna a Windstein dietro al microfono, come ad esempio in Piece It All Back, Led Into Demise o Ghosts, ben eseguiti, ma non incisivi, apparentemente composti senza troppa convinzione. Non un disco da buttare via totalmente, ma di cui non se ne sentiva il bisogno sinceramente, e che gioca più sulla cassa di risonanza di due nomi di un certo rilievo, a cui aggiungiamo pure l'ex Black Label Society Steve Gibb, reclutato per l'occasione, piuttosto che alla musica proposta.

Kingdom of Sorrow è destinato solamente a fare massa, a perdersi nel fiume di uscite che la scena odierna propone continuamente, senza le carte in regola per poter conquistarsi un piccolo spazio. Se siete in cerca di sonorità "sudiste" è meglio che optiate per qualcosa d'altro.



1. Hear This Prayer

2. Grieve

3. Piece It All Back

4. Led Into Demise

5. With Unspoken Words

6. Free The Fall

7. World

8. Ghosts

9. Begging For The Truth

10. Buried In Black

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