In ambito musicale noi italiani non possiamo certo definirci patriottici. Nella stragrande maggioranza dell'audience “metallica” serpeggia un'esterofilia dilagante, a torto o a ragione. Quando si deve analizzare un'uscita importante fatta in casa nostra, si è soliti allora cercare di essere “accomodanti” o indulgenti, proprio per non essere bollati come esterofilo che si beve tutte le pubblicazioni oltre confine. Un esercizio di pensiero che ritengo più grave dell'esterofilia in sé.
Questo preambolo per arrivare a “Paradogma”, quarto album dei romani Hour Of Penance. Non c'è che dire, questi ragazzi sono partiti dal basso come tutti e sono arrivati meritatamente in alto (come pochissimi), raggiungendo successo in campo internazionale, oltre a un contratto (già col precedente “The Vile Conception”) con una label leader del settore come la Unique Leader. Numeri e titoli sufficienti per dare ai nostri la palma di miglior formazione death della penisola, senza timore di essere smentiti e una delle realtà più solide della scena death/brutal mondiale. Va bene, ma cosa c'entra tutto questo con l'introduzione poco sopra? È presto detto.
Mettiamo subito le cose in chiaro: “Paradogma” è un grande album, la dimostrazione della voglia/capacità degli Hour Of Penance di maturare e di scrivere musica più coinvolgente e complessa. Una prova di forza decisamente importante, che però, a mio avviso, non giustifica il “clamore” apparso in rete, tra elogi smisurati e paragoni azzardati (da più parti si nominano Nile, Behemoth, Hate Eternal con estrema facilità). Forse mi attirerò diverse ire, ma sostenere che “Paradogma” si pone sullo stesso livello, se non oltre, le band cardine del genere è più di un azzardo. Come detto in precedenza, i nostri si sono sforzati duramente per ovviare al cronico difetto della propria musica, cioè quello di essere esageratamente monolitica, votata principalmente alla velocità e alla brutalità senza compromessi. Finalmente con questo full i ragazzi pongono le basi per quello che potrebbe essere un album “definitivo”, cosa che però questo “Paradogma” ancora non è. Le strutture sono sì più ricercate, si percepisce un'ottima vena epicheggiante a donare più spessore, il brutal senza compromessi dei nostri finalmente riesce a rallentare di tanto in tanto, secondo i più classici dettami morbidangeliani. Non a caso “Malevolence Of The Righteous” è a mio avviso la traccia meglio riuscita, un capolavoro di cattiveria e atmosfera, che riesce a farci intravedere il lato più malato dei nostri, rinunciando alla frenesia ma guadagnando in feeling.
Al netto di tutte le migliorie però, ritengo che in “Paradogma” ci sia ancora troppo poco coinvolgimento, una mancanza di dinamismo che invece farebbe fare davvero il salto di qualità agli Hour Of Penance. Un songwriting più vario, con più cambi di regime e soprattutto una prova vocale meno monocorde gioverebbero non poco. Molto è stato fatto e per questo bisogna prenderne atto e lodare giustamente i ragazzi, però per raggiungere davvero livelli di eccellenza molto ancora deve essere affrontato. Questo va detto, anche se ci troviamo davanti a una delle poche band italiane che è riuscita a farsi seriamente un nome (e che nome) oltre i confini nazionali.
Hour Of Penance
Paradogma
2010, Unique Leader Records
Death Metal
01. Paradogma
02. Thousands Of Christs
03. The Woeful Eucharisty
04. Malevolence Of The Righteous
05. Caged Into Falsehood
06. Incestuous Dynasty Of Worms
07. Adversary Of Bigotry
08. Incontrovertible Doctrines
09. Spiritual Ravishment
10. Apotheosis