Doomriders
Darkness Come Alive

2009, Deathwish
Stoner

Recensione di - Pubblicata in data: 09/04/10

Arrivano alla soglia del secondo album gli americani Doomriders, super gruppo proveniente dallo stato del Massachusetts e comprendente la crema della scena hardcore anni novanta.

Del resto da ex membri di Converge, Cave In, Disappearer e Cast Iron Hike (indimenticabili padri di “Watch it Burn”) non ci si poteva aspettare un fallimento e, rielaborando il loro mix horror core e stoner metal, fanno un notevole passo in avanti dall’ormai impolverato “Black thunder” (2005). “Darkness Come Alive”, prodotto dalle sapienti mani di Kurt Ballou, è il perfetto mix tra l’irruenza punk dei Misfits, il primo roccioso Danzig e il doom metal degli Old Man Gloom.

Nessun calo d’attenzione, nessuna sbandata, i nostri riescono ad abbracciare candidamente i due mondi, quello del metal e del punk, senza sforare nel pacchiano metal core in auge negli ultimi anni, avvicinandosi moltissimo alle canzoni meno “Crack the skye” e più “Leviathan” dei Mastodon (“Fade from black”), come nell’hardcore anfetaminico e di razza dei già citati Misfits (“Come alive”).

Quando il quartetto parte a rotta di collo, come nel bombardamento ritmico messo in atto da JR Conners (batteria) e Jebb Riley (basso e voce) nel bel trittico “Knife wound”, “Mercy” e “Bloodsuckers”, la somiglianza ai Sick of It All è più di un’influenza (tra l’altro impressionante è la vicinanza del timbro vocale di Jebb a quello di Lou Koller). Ancora manca la personalità dei Baroness o dei Kylesa, ma i Doomriders hanno tutte le carte in regola per diventare grandi.
Boston calling.



01.Fade from Black

02.Heavy Lies the Crown

03.Bear Witness

04.Knife Wound

05.Come Alive

06.Night Howler

07.Crooked Path

08.Lions

09.The equalizer

10.Night Lurker

11.Jealous God

12.Mercy

13.Night Beckons

14.Blood Avenger

15.Bloodsuckers

16.Untitled

17.Rotter

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