Fast forward al 2017: i nostri, capeggiati dagli inossidabili Ross Dolan (voce/basso) e Robert Vigna (chitarra) sin dagli albori, continuano imperterriti nel loro percorso di devastazione, e il loro ultimo lavoro, "Atonement", decimo tassello di un mosaico a tinte fosche, è solo l'ennesima conferma alle buone parole spese sinora. Undici tracce permeate di una sinistra atmosfera, in cui la mostruosa tecnica dei nostri, a partire dal drummer Steve Shalaty, non è mai uno sfoggio sterile e fine a se stesso, ma è sempre asservita al songwriting, nella creazione di un qualcosa che pur restando trincerato in canoni ben precisi, forgiati in parte anche dagli stessi Immolation, risulta fresco e dal piglio assassino. Sparate mostruose e velocissime, assoli dal gusto melodico malsano, riffing che si barcamena tra soluzioni più classiche ed altre più cacofoniche e noisy, ma anche momenti di tregua in cui è il male più puro ed incontaminato a dominare (l'attacco dell'opener "The Distorting Light" ne è un esempio lampante, così come quello di "Thrown To The Fire"), che proseguendo nell'ascolto hanno più l'aspetto di una "calma prima della tempesta", più che di un favore alle povere orecchie del malcapitato di turno.
Chiudono il cerchio una produzione nitida e pulita che rende giustizia ad ogni singolo strumento, lasciando trasparire ogni precisissimo colpo di batteria, così come ogni funesta nota sparata da Vigna e Bouks nei loro tantissimi assoli sparpagliati come mine su un campo di battaglia martoriato già di suo, ma anche una magistrale copertina, con un angelo della morte che semina odio e distruzione su un fiume di sangue e cadaveri: un po' come gli Immolation stessi. Non che ce ne fosse bisogno, ma "Atonement" è l'ennesima dimostrazione dell'indubbia qualità di Dolan e soci, un'ulteriore dichiarazione di intenti che lascia poco spazio alle interpretazioni.