Follia o genio? Dopo aver ascoltato i 55 minuti della nuova creazione (o creatura?) dei Frankenstein Rooster, la domanda è più che legittima. Il duo formato da Raffaello Indri (Elvenking, Garden Wall, Burnin’ Dolls) e da Camillo Colleluori (Hollow Have, Burnin’ Dolls, Cyber Cross), quale novello dottor Frankenstein, si diverte a dare libero spazio alla fantasia musicale (e cinematografica) assemblando dieci brani strumentali che giocano con i generi (rock, metal, jazz, funk, elettronica). Giocare è il verbo perfetto per illustrare l’attitudine del duo, che cerca di prendersi sul serio il meno possibile, senza per questo svilire la materia trattata.
“The Nerdvrotic Sounds' Escape” (titolo geniale che fa il paio col predecessore “The Mutant Tractor”) è una bizzarra creatura che al polimorfismo musicale unisce il citazionismo cinematografico (tanti gli inserti parlati tratti da film ormai di culto, da Frankenstein Junior a Fracchia la belva umana, passando per Il signore degli anelli, Arancia meccanica, Guerre stellari, Zombi, L’esorcista e The Ring). Piacere di giocare con le citazioni, con gli stili musicali, con le parole (estremamente ispirati i titoli dei singoli brani ed i giochi di parole contenuti). Proprio come la creatura di Frankenstein, Indri e Colleluori mischiano le parti e ricostruiscono un qualcosa di nuovo ed affascinante, un mostro sonoro che senza dubbio dovrà sopportare l’odio dei villici armati di torce e forconi / ascoltatori rinchiusi nelle consuete (ed a volte noiose) gabbie prefissate dei generi musicali. I brani acquistano maggiore minutaggio rispetto a quelli presenti nel precedente album, permettendo così di sviluppare maggiormente la struttura di ogni singola composizione. Vista l’esperienza dei due artisti il pericolo di perdersi in inutili divagazioni è fortunatamente scongiurato e l’attenzione dell’ascoltatore è sempre fermamente catturata dagli intrecci sonori proposti. Il posto d’onore è naturalmente occupato dalla chitarra di Indri, sempre impegnata a ricercare nuove soluzioni (il richiamo a musicisti del calibro di Vai o Satriani è più che dovuto), senza paura di toccare lidi anche diametralmente opposti (la commistione di metal e ritmi latini in “The Spirit Of Shawn”, per esempio).
Follia o genio, dunque? Dopo svariati ascolti dell’album la risposta rimane ancora elusiva. Con tutta probabilità un po’ di entrambi, e la bravura dei Frankenstein Rooster sta anche nel saper camminare lungo il sottile filo che separa i due giudizi. Un album difficile, che scontenterà le masse, ma capace di regalare interessanti sensazioni a chi vorrà perdersi nel mondo sfaccettato creato dai due musicisti.
Frankenstein Rooster
The Nerdvrotic Sounds' Escape
2015, Scarlet Records
Prog Metal