Ghost
Meliora

2015, Spinefarm Records
Rock

L'album più solido finora realizzato dai Ghost.
Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 21/08/15

Vi è un aspetto seducente, strisciante, nella musica dei Ghost, capace di insinuarsi sotto pelle come solo il grande seduttore in persona, Satana, sarebbe capace di fare. Con “Meliora” la band svedese si presenta al proprio amplissimo pubblico con l’album più solido della luciferina triade finora pubblicata. Dimenticate l’esperimento in parte fallito di “Infestissumam” (fallito non per brani di pessima fattura, ma per una produzione sbagliata che ha annacquato la carica di tali canzoni), con “Meliora” si torna agli esordi della band, ma questa volta aggiungendo una componente molto più pesante, per fare la gioia degli amanti dell’heavy metal, senza però dimenticare la cifra stilistica deliziosamente retrò di ripescaggio nei classici degli anni ’70 ed ’80.

“Spirit” si apre con un’introduzione da film dell’orrore anni ’80 per poi procedere in un crescendo di strumenti, tappeto sonoro per introdurre degnamente il nuovo Papa Emeritus III. “From The Pinnacle To The Pit” prosegue sullo stesso discorso del brano precedente, anche se lo fa con una pesantezza decisamente maggiore, con riff di chitarra distorti e una melodia a metà tra strada tra la chitarra ed il theremin. Bastano solo due brani per rendersi conto di quanto i Ghost si siano allontanati da “Infestissumam”. A chiudere il trittico iniziale ci pensa “Cirice”, brano ampiamente conosciuto grazie al video distribuito già da tempo. Se le tastiere vengono sfruttate in abbondanza nelle prime due tracce, è con questa canzone che prendono il sopravvento e diventano lo strumento principale, tanto da meritarsi anche un assolo. In “Cirice” il messaggio veicolato dai Ghost esplode in tutta la propria maestosa e seducente forza: “Can't you see that you're lost? / Can't you see that you're lost without me? / I can feel the thunder that's breaking in your heart / I can see through the scars inside you”. Dopo un trittico di tale potenza vi è decisamente bisogno di riprendersi e la strumentale “Spöksonat”, eterea, sinistra, tutta giocata su strumenti acustici è il perfetto momento di quiete prima e dopo la tempesta.

Ascoltando “He Is” ci si rende conto di quanto vi fosse bisogno di una cesura tra questo brano ed il precedente “Cirice”. Ci troviamo di fronte ad una ballad mid-tempo, il brano più pop dell’intero lotto, estremamente solare, giocata tutto sulla voce quasi angelica di Papa Emeritus e sugli arpeggi di chitarra strappati direttamente dagli anni ’60. “Mummy Dust” torna su binari più in linea con l’album, riff granitici e tastiere alla Dream Theater, una gelida brezza proveniente dall’oltretomba che porta con sé le roche voci dei trapassati. Con “Majesty” ed i suoi riff rock supportati dall’organo Hammond, a cavallo tra Deep Purple e Blue Öyster Cult, si torna nuovamente in territori più evanescenti ma non per questo meno infestati dagli spiriti, perfettamente rappresentati dalla voce di Papa Emeritus. È nuovamente tempo di prendere una boccata d’aria per riprendersi dalle montagne russe sonore che i Ghost hanno apparecchiato. E che boccata d’aria! “Devil Church” sembra provenire direttamente dalla cripta, una perfetta colonna sonora su organo e cori che non stonerebbe affatto in uno di quei film dell’orrore italiani anni ’80 che alla band piacciono tanto, un figlio illegittimo di Fabio Frizzi.

La transizione tra la precedente “Devil Church” e “Absolution” sembra quasi inesistente. I riff granitici, la serpeggiante oscurità, i brividi, gli inserti progressive, tutto ciò che i Ghost hanno mostrato nelle precedenti tracce confluisce in questo brano. “Trying to be the chosen one / All those things that you desire / You will find there in the fire”. Ci troviamo di fronte all’ultimo momento corale dell’umanità prima della caduta nel baratro. Sul ticchettio di un orologio si apre l’ultima perla di questo viaggio oltre i confini della terrena conoscenza. “Deus In Absentia” è una dose concentrata di tutto ciò che i Ghost rappresentano musicalmente, senza dimenticare la componente puramente teatrale. “The world is on fire and you are here to stay and burn with me. / A funeral pyre and we are here to revel forever. / The world is on fire and we are tied as one eternally. / A funeral pyre and we are here to revel forever more”. L’unica conclusione dopo una tale cavalcata non può essere che un coro religioso che si perde nella maestosità dello spazio e del silenzio.

Dopo i problemi avuti con la produzione di “Infestissumam” i Ghost decidono di riscattarsi con questo “Meliora”, album dalla produzione eccezionale e dai contenuti ben al di sopra degli standard a cui ci avevano abituati. Ad ogni nuovo ascolto le canzoni si insinuano sempre più subdolamente all’interno del cervello dell’ascoltatore e non si può fare a meno di rimanere estasiati da questa nuova messa oscura di Papa Emeritus II e dei suoi Ghouls senza nome. Che siate pro o contro Satana, non potrete comunque rimanere indifferenti al fascino oscuro, ma al contempo gioioso, di questi suoi adepti.



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