Wolf Hoffmann
Headbangers Symphony

2016, Nuclear Blast
Hard Rock

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 01/07/16

Dici rock e classica e il pensiero corre subito al grande Ritchie Blackmore: nell'anno del suo ritorno in veste elettrica un'altra illustre ascia rispolvera questo antico connubio di generi. Un sodalizio che non perde un briciolo del suo fascino, nonostante i numerosi tentativi di emulazione, ripetizione, rinnovamento di un percorso che parte da lontano attraverso tappe e personaggi significativi che non staremo comunque a rispolverare. Wolf Hoffmann è un nome che trasuda pangermanesimo soltanto a pronunciarlo e genera brividi lungo la schiena di migliaia di metalheads: stiamo parlando del chitarrista nonché membro fondatore degli Accept, autore di una lunga serie di dischi e anthem scolpiti negli annali dell'heavy metal. La band è recentemente tornata in auge dopo l'ingresso in formazione dell'americano Mike Tornillo in sostituzione di Udo Dirkschneider, ai tempi più che mai lanciato sui binari della sua carriera solista. Nessuno poteva immaginare un successo tanto dirompente nel giro di tre studio album per i nuovi Accept, ma i consensi raccolti non sembrano aver scalfito la fame del chitarrista di Magonza che, in attesa di una nuova release, recupera il suo amore nascosto (ma neanche tanto, se ripensiamo a pezzi come "Metal Heart" e "Bound To Fail"...) per la musica classica ripartendo proprio da quel "Classical" che vent'anni fa sancì il suo debutto da solista: oggi come allora, Hoffmann recupera e reinterpreta famosi temi classici, un'operazione che potrebbe sembrare scontata a giudicare dalle premesse. Niente di più sbagliato.

Hoffmann ha selezionato volutamente brani concepiti in 4/4, e quindi meglio riadattabili in chiave rock, a differenza del canonico 3/4 che caratterizza la maggior parte delle opere classiche. Che sia chiaro, siamo lontanissimi dai temi autoreferenziali di un Malmsteen qualsiasi, così come dall'eleganza di sua maestà Blackmore. Chi conosce Hoffmann conosce anche il suo spiccato senso per la melodia, una tendenza che si riflette nella scelta dei temi qui riproposti, scelti fra gli autori più popolari e disparati dell'universo classico. E' ovviamente la chitarra a fare da traino alle composizioni aggrappandosi al motivo principale, mentre gli arrangiamenti orchestrali si posizionano sapientemente in sottofondo, evitando così di scalfire l'approccio squisitamente hard n'heavy dell'opera. Si va dal cosiddetto adagio di Albinoni, alla Madama Butterfly del grande Puccini sino a temi drammatici ed epici come "Notte Sul Monte Calvo", ma il brano che vi farà balzare dalla sedia è la rivisitazione de "Il Lago Dei Cigni", un pezzo che esalta all'ennesima potenza il senso della melodia del chitarrista tedesco.

Wolf Hoffmann fa sul serio e si vede sin dalla copertina: dietro un muro di intransigente metallo teutonico costruito disco dopo disco con gli Accept, si cela una passione viscerale per la musica classica. Rock e classica si sa, per i tedeschi sono come l'ossigeno, e ad accompagnarlo in questa fantastica opera però c'è un arrangiatore italiano, Melo Mafali, amico di vecchia data del chitarrista che ha contribuito lavorando a stretto contatto con lui. Se il mondo a volte è più piccolo di quel che sembra, il merito va sempre e comunque alla buona musica. "Headbangers Symphony" è senza alcun dubbio uno dei dischi meglio riusciti di questo 2016. Ascoltatelo, non vi deluderà.




01. Scherzo (L. v. Beethoven) 
02. Night On Bald Mountain (M. Mussorgsky) 
03. Je Crois Entendre Encore (G. Bizet)
04. Double Cello Concerto In G Minor (A. Vivaldi)
05. Adagio (T. Albinoni)
06. Symphony No. 40 (W. A. Mozart )
07. Swan Lake (P. Tchaikovsky) 
08. Madame Butterfly (G. Puccini)
09. Pathétique (L. v. Beethoven)
10. Meditation (J. Massenet)
11. Air On The G String (J. S. Bach)

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