Issa
Crossfire

2015, Scarlet Records
Melodic Rock / AOR

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 23/03/15

Dopo una pausa durata ben tre anni (tanti, per un’artista che aveva abituato il proprio pubblico pubblicando un nuovo album ogni anno), torna a farsi sentire Isabell Issa Øversveen, la “regina norvegese del rock melodico”. Dopo lunghi ascolti di “Crossfire”, sembra proprio che la corona inizi a traballare sulla testa della giovane cantante.



Lo spostamento attuato negli ultimi anni dai lidi dell’hard rock melodico verso quelli dell’AOR sembra aver causato più danni che guadagni. Le tastiere onnipresenti ed estremamente invasive riescono a dare una patina di uniformità che toglie qualsiasi mordente ai brani contenuti nell’album. Anche la varietà lascia molto a desiderare: arrivati a metà del disco, ci si ritrova a dover riascoltare la stressa struttura, gli stessi arrangiamenti e melodie più e più volte, con il risultato di perdere interesse nel proseguire con l’ascolto. Il gran numero di ospiti presenti a prestare i propri riff o la propria voce qua e là per i brani - Daniel Palmqvist (XOrigin), Alessandro Del Vecchio (Hardline, Edge Of Forever, Silent Force), Steve Newman (Newman), Robert Sall (Work Of Art), Daniel Johansson (Degreed), Stephen Chesney, Pete Newdeck (In Faith/Tainted Nation), Matt Black (Fahran) and Michael Kew (Vega) - aiuta ben poco a salvare quanto di interessante sia effettivamente presente in “Crossfire”, ovvero la voce di Issa. Solamente il duetto con Steve Overland (FM) in “Raintown“ smuove un po’ le acque, ma l’idea di già sentito aleggia su tutto l’album, e l’ammissione scoperta delle proprie influenze convalida appieno quanto percepito durante l’ascolto dell’album.



Un album che poteva dare molto di più, ma che si rivela un concentrato di musica zuccherosa che guarda agli anni ’80 ma che non riesce ad insidiare il primato delle band di quell’epoca. A questo punto tanto vale andare a rispolverare i classici di quegli anni.





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