Kadavar
Berlin

2015, Nuclear Blast
Psychedelic / Hard Rock

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 24/08/15

Non si può certo dire che i tedeschi Kadavar amino oziare. Dopo aver fatto uscire l’album di debutto omonimo nel 2012 sono stati contattati dalla major Nuclear Blast per dare alle stampe un secondo, monumentale album, “Abra Kadavar” (2013). Hanno poi suonato da una parte all’altra del mondo per un anno di fila, concedendosi ben pochi giorni liberi. Un tour veramente massacrante ma che a conti fatti, sia in termini di notorietà che in termini di crescita artistica, ha dato i suoi frutti. È tempo quindi di dare alle stampe un nuovo parto musicale.

Con “Berlin” la band tedesca si riconferma grandissima amante delle sonorità psichedeliche e rock degli anni ’70. Niente di nuovo, quindi, rispetto all’album precedente? In parte è così. Lo stile distintivo dei Kadavar c’è tutto, ma i mesi passati on the road hanno permesso alla band di acquisire maggiore sicurezza, sia sul palco che in fase di scrittura dei brani, consentendo così di avere una maggiore cura e profondità della struttura delle canzoni. Pur rimanendo sempre molto immediate, ci si accorge dopo diversi ascolti che ogni composizione risulta molto più carica di particolari, di strati, rispetto al passato e questo porta ad una maggiore longevità. Anche quando la freschezza della semplice novità svanisce, la minuziosa cura che è stata profusa al momento della scrittura del brano riesce comunque ad incantare ed a catturare l’attenzione. Anche il nuovo bassista Simon “Dragon” Bouteloup, aggiunto in formazione nel 2013, ha avuto tutto il tempo necessario per entrare in sintonia con gli altri due componenti durante i lunghi mesi di tour e la band, sia su disco che dal vivo, suona decisamente compatta.

“Lord Of The Sky”, con le tipiche distorsioni fuzz, un’anima blues rock e riff come sempre accattivanti, alza immediatamente il livello della musica a cui i Kadavar ci avevano abituato. Ed è fin da subito ben chiaro anche un altro aspetto: non si può rimanere fermi quando i Kadavar suonano. Che sia il vostro piede mentre siete seduti al lavoro, la vostra testa durante i loro concerti o che proprio vi facciate trascinare in balli hippie, la band berlinese riesce a far scatenare l’energia dei propri ascoltatori in qualsiasi momento o luogo. L’aspetto rock è ben presente nei brani compresi in “Berlin”, che siano le influenze rollingstonesiane di “See The World With Your Own Eyes” o quelle ledzeppeliane di “Last Living Dinosaur” o ancora quelle thinlizzyane di “Filthy Illusion”. Gli ultimi due brani citati (a cui si può aggiungere anche “Thousand Miles Away From Home”) sono un ottimo esempio di come l’aggiunta in formazione di Bouteloup abbia giovato non poco alla band. Basta ascoltare le sue linee di basso in questi brani per rendersene conto. Ma i Kadavar non sono solo rock, ma anche psichedelia. Gli amanti delle sonorità allucinate anni ’60 e ’70 non rimarranno affatto a bocca asciutta. “Pale Blue Eyes”, “Spanish Wild Rose”, “Stolen Dreams” e “The Old Man” vivono a cavallo tra il rock psichedelico e quello progressive. Se i Kadavar ci hanno piacevolmente stupiti con le prime undici tracce, è con la conclusiva “Reich der Träume” che riescono a dare il colpo di grazia confermandosi grandissimi musicisti e conoscitori delle perle del passato. Il brano, cover personalissima di un classico della mai dimenticata Nico, sebbene ad un primo ascolto potrebbe sembrare completamente staccato dalla filosofia musicale del trio teutonico, ad un esame più approfondito rientra alla perfezione in quell’ambito della psichedelia estremamente umorale, cupa, giocata sulle sensazioni malinconiche, quasi un trip lisergico andato male. Esecuzione veramente ottima, quasi sette minuti di canzone che volano via in un istante, avvolgendo l’ascoltatore in un’atmosfera rarefatta, mesta ed ipnotica, lontana anni luce dalla solarità della musica dei tre tedeschi.

“Berlin” è la consacrazione definitiva di una band in continua crescita. Riuscirà a piacere non solo agli amanti delle sonorità del passato, ma anche a chi nella musica cerca un’anima.




01. Lord Of The Sky
02. Last Living Dinosaur
03. Thousand Miles Away From Home
04. Filthy Illusion
05. Pale Blue Eyes
06. Stolen Dreams
07. The Old Man
08. Spanish Wild Rose
09. See The World With Your Own Eyes
10. Circles In My Mind
11. Into The Night
12. Reich der Träume (Bonus Track)

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