Khymera
The Grand Design

2015, Frontiers Records
Melodic Hard Rock

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 31/12/15

Khymera: grande musica ma storia alquanto travagliata. Nascono nel 2003 da un’idea di Serafino Perugino, fondatore della Frontiers, e vedono la collaborazione di Daniele Liverani (Twinspirits, ex Genius: A Rock Opera) con Steve Walsh (ex Kansas, ex Streets). L’album omonimo di debutto è un ottimo esempio di rock melodico che lascia decisamente il segno. Già con il secondo album, “A New Promise” (2005) erano avvenuti diversi cambi in lineup, soprattutto con la partenza di Walsh e l’arrivo di Dennis Ward (Pink Cream 69, Unisonic), vera sorpresa dietro al microfono, capace di elevare ulteriormente la qualità degli album dei Khymera. Finalmente un po’ di stabilità, tanto che il successivo “The Greatest Wonder” (2008) vedeva la stessa formazione e la stessa qualità in fatto di brani. Nonostante tutto, per i successivi sette anni dei Khymera non se ne è più sentito parlare. Fortunatamente quest’anno la band ha deciso di uscire dal letargo e, seppur orfana di Liverani, non ha perso minimamente lo smalto di un tempo.

The Grand Design” vede nuovamente un corposo cambio di lineup, con Ward saldamente al timone, sia per quanto riguarda la scrittura delle canzoni che per la produzione. Ad affiancarlo vengono chiamati musicisti di spicco: Eric Ragno (leggenda con alle spalle una carriera che l’ha visto collaborare con i più grandi esponenti della musica rock e metal) alle tastiere, Felix Bohnke (Edguy, Avantasia) alla batteria, Michael Klein (Wicked Sensation) alla chitarra e Jim Rykbost al pianoforte. Completano questa formazione estremamente interessante Pete Newdeck (Tanted Nation, ex Eden’s Curse) ai cori e Paul Logue (Eden’s Curse) come collaboratore in fase di scrittura. Il passaggio da Liverani a Ward come artefice principale di testi e spartiti si avverte immediatamente: “The Grand Design” prosegue riprendendo lo stile fin qui mantenuto dalla band, ma risulta molto più energico, diretto e meno patinato rispetto a quanto sentito in passato, con un Ward dalla voce più ruvida che dona maggiore carattere ai brani. Il richiamo al rock melodico anni ’80 percorre ogni singolo brano presente nell’album, diventando in alcuni casi pure troppo evidente, come per il rimando ai Toto nell’introduzione di “A Night To Remember”. Tra tastiere sempre brillanti, assoli di chitarra ben strutturati, coretti immancabilmente coinvolgenti, l’abilità di Ward in fase di scrittura è proprio quello che ci voleva per dare nuovo lustro a questa band. Alternandosi tra brani veloci e più lenti, i 54 minuti di durata di “The Grand Design” scorrono via con piacere, e sebbene il rimando sia ai lontani anni ’80, la bravura di Ward fa sì che l’album non suoni affatto datato. Con un passato costellato di ottime canzoni, i nuovi Khymera non sfigurano affatto e si rendono autori di un disco solidissimo che farà la gioia di tutti gli amanti del rock melodico.



01. Never Give Up On You
02. Tell Me Something
03. Say What You Want
04. I Believe
05. A Night To Remember
06. She’s Got The Love
07. Land Of Golden Dreams
08. The Grand Design
09. Streetlights
10. Who’s Fooling Who
11. Finally
12. Where Is The Love

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool