Galactic Cowboys
Long Way Back To The Moon

2017, Mascot Label Group
Alternative Metal

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 19/11/17

"What is this left to me / To Do in This Life?" 
 
A cantare questi versi struggenti di Freddie Mercury potrebbero benissimo essere i tanti rockers maturi ormai assuefatti a una scena musicale che fatica a mantenere alto l'effetto sorpresa rispetto a un tempo. Stupire il pubblico è sempre più difficile ormai, abbiamo passato l'onda lunga degli anni '90, ci hanno raccontato che come negli anni '80 non si stava in nessun'altra epoca, persino i reduci degli anni '70 non sembrano avere intenzione di mollare e continuano a tenere testa alle nuove leve. In questo crocevia intergenerazionale in cui ben cinque decenni di musica continuano a suonare e promuoversi come se niente fosse, uno dei pochi filoni che non accenna ad esaurirsi sembra essere quello delle band incomprese. I Galactic Cowboys rappresentano da sempre una sorta di enigma e rientrano a pieno titolo in questa categoria. Nata alla fine degli anni '80, la band texana ha combinato in modo inusuale thrash, progressive metal, Beatles e uno spiccato senso di leggerezza. La band si è calata in maniera esemplare nel mood del decennio successivo, caratterizzato come sappiamo da rotture e contaminazioni, grazie ad alcuni dischi discretamente acclamati. La band giusta al momento sbagliato?
 
Il dubbio era tale che forse valeva la pena provarci di nuovo, ed ecco che dopo ben diciassette anni il comeback prende il titolo eloquente di "Long Way Back To The Moon". Ci sono riff che sanno di Pantera e Black Album lontano un miglio in mezzo a tante idee interessanti, la opener "In The Clouds" per esempio e lo scanzonato singolo "Internal Masquerade" che fa davvero tanto Voivod come atmosfera. Ci sono anche, quello sì, le famigerate melodie beatlesiane, ma beatlesiane davvero e non tanto per dire, di quelle elaborate e un po' sospese fra le nuvole che non ti aspetti certo di sentire in un genere come questo. In certi momenti la band si spinge davvero un po' più in là, dove quasi nessuno è mai giunto prima (e scusate la citazione) come nella title track posta in conclusione, sei minuti in cui i Fab Four, Stone Roses, Voivod e Smashing Pumpkins si ritrovano in un bizzarro appuntamento a quattro. Resta uno sferragliante alternative rock che lambisce i confini dell'heavy metal moderno che non manca di originalità, sia nelle intenzioni che in molte delle sue componenti, ma che alla fine dei conti non lascia il segno come ci si aspettava. La sensazione generale è che i pezzi siano stati composti di certo secondo un razionale, ma che appaiano a più riprese un semplice piedistallo per le melodie sì, davvero particolari e ricercate. Se il disco fosse stato supportato da una sezione ritmica un po' più convinta l'effetto complessivo ne avrebbe forse beneficiato.
 
"Long Way Back To The Moon" è l'occasione per confrontarsi con qualcosa di davvero originale, cosa ormai rara oggi giorno.




01. In The Clouds
02. Internal Masquerade
03. Blood In My Eyes
04. Next Joke
05. Zombies
06. Drama
07. Amisarewas
08. Hate Me
09. Losing Ourselves
10. Agenda
11. Long Way Back To The Moon

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