Lordi
Sexorcism

2018, AFM Records
Hard Rock

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 25/05/18

I Lordi non sono mai stati una band raffinata – basterebbe il testo di “Sincerely With Love” da “To Beast Or Not To Beast” per farsi un’idea del livello – ma con “Sexorcism”, il nono album da studio in carriera in uscita in questo 2018, la band finlandese è riuscita a raggiungere nuove vette di cattivo gusto. Titolo e copertina lasciano ampiamente intendere l’argomento di questo ultimo parto della fertilissima e malatissima mente di Mr. Lordi. Mai come in questo caso la componente horror, tanto cara al combo di Rovaniemi, deve farsi un bel po’ da parte per lasciare spazio a ingombranti allusioni a sfondo sessuale: titoli come la title track o “Sodomesticated Animal”, “The Beast Is Yet To Cum”, “Rimskin Assassin”; testi che percorrono il difficile limite tra ironia e volgarità; gemiti nella già citata “The Beast Is Yet To Cum” e in “Hell Has Room”. Sembra proprio che i cinque mostri abbiano deciso di dare l’assalto definitivo alla società benpensante contemporanea.

Dopo una certa sperimentazione ed ampiamento dei limiti autoimposti alla loro musica nel precedente “Monstereophonic: Theaterror Vs. Demonarchy”, la band ha deciso di tornare verso lidi più battuti. “Sexorcism” vede i nostri sfornare 12 composizioni che rientrano a pieno titolo nel rock tanto amato da Mr. Lordi, quello che i Kiss elargivano a piene mani. Potranno anche venire considerati una versione annacquata dei GWAR, ma le cinque creature della notte sanno dare vita a brani capaci di catturare immediatamente l’attenzione, di farsi cantare a squarciagola e di funzionare perfettamente dal vivo. “Sexorcism” è un buon album, ma giocando un po’ troppo in difesa, mantenendosi in territori familiari, perde quella freschezza che aveva il suo diretto predecessore. Non bastano i facili shock derivanti da testi scandalosi, stiamo pur sempre parlando di rock, genere che nella sua lunga storia ha visto un’ampia lista di situazioni al limite! Ci vogliono anche e soprattutto brani solidi. Da questo punto di vista non ci troviamo ai livelli impietosi di “To Beast Or Not To Beast” ma ci manteniamo comunque su un livello medio che vede qualche sprazzo di varietà. A brani gustosi in quanto a testi ma strutturalmente e qualitativamente semplici come “Your Tongue’s Got The Cat” o “Romeo Ate Juliet” si affiancano altre tracce come “Slashion Model Girls”, ottantiana e kissiana fino in fondo, “The Beast Is Yet To Cum”, graziata da gustose tastiere ma vessata da acuti sgraziati da parte di Mr. Lordi, o le più particolari “Polterchrist”, “Sodomesticated Animal” e “Haunting Season” che ci mostrano trovate interessanti, con l’ultima del terzetto citato che ha un piacevole sapore settantiano. “SCG9: The Documented Phenomenon” a metà album spezza le 12 tracce musicali senza nessuna ragione valida, non essendoci cambio di stile o di qualità dei brani/testi. Risulta quindi forse utile solo in un’ottica di realizzazione di vinile, supporto ben noto per le sue limitazioni di spazio e minutaggio.

Con 16 anni di esperienza alle spalle, i Lordi riescono a dare alle stampe un album comunque godibile e in alcuni momenti fin troppo diretto che però non ci mostra appieno le capacità del combo. Il voler puntare più sui testi che sulla musica lascia un po’ amareggiati. “Sexorcism” è un album che soddisferà appieno i fan di lunga data, ma che difficilmente porterà nuovi adepti al culto delle cinque creature della notte.



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