Place Vendome
Close To The Sun

2017, Frontiers Music
Hard Rock

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 19/02/17

Il legame fra Michael Kiske e Serafino Perugino della Frontiers ricorda quello di certi presidenti calcistici con le loro punte di diamante, quei "patron" che vivono il proprio ruolo in modo passionale e che, senza badare a spese, mettono quei talenti in condizione di dare spettacolo e fare la differenza. Allo stesso modo songwriters, musicisti e produttori di un certo peso, coordinati dalla regia della Frontiers Records, hanno fatto quadrato negli anni attorno a Kiske la cui voce costituisce un richiamo irresistibile per il pubblico giovane e meno giovane.
 
"Close To The Sun" è il quarto capitolo targato Place Vendome, studio project nato ormai nel lontano 2005 che necessitava di bella una rinfrescata dopo il traballante "Thunder In The Distance". Volendolo continuare l'allegoria calcistica, è un po' come puntare a vincere un'ipotetica Champions League: ai fedelissimi Dennis Ward e Günter Werno si affiancano Magnus Karlsson (Primal Fear), l'ex Sonata Arctica Jani Liimatainen, l'onnipresente Kai Hansen e persino Gus G.: un autentico dream team al servizio di un fuoriclasse e di un songwriting in passato non sempre all'altezza. "Close To The Sun" è anche un disco che parla italiano e non solo per l'etichetta che lo pubblica: ben nove brani su dodici portano la firma di musicisti nostrani del calibro di Olaf Thorsen (Labyrinth), Aldo Lonobile (Death SS, Secret Sphere), Simone Mularoni (DGM) e Alessandro Delvecchio, la risposta a chi ritiene l'Italia un paese di Serie B per la cultura e la professionalità in campo heavy. Insomma, un roster ricchissimo concepito ad hoc e un monicker che dopo lo splendido debutto iniziava a dare lievi segni di cedimento. Dalle prime note "Close To The Sun" si presenta come un lavoro più brioso e dinamico rispetto ai suoi predecessori: la opener non fa il verso a quelle dei dischi precedenti, "Welcome To The Edge", con i suoi arrangiamenti vagamente sinfonici, è la prova della ulteriore versatilità di un Michael Kiske bravo a giocare su tonalità baritonali nella strofa per poi esplodere in uno dei suoi soliti anthem. A seguire la vera sorpresa del disco: "Herafter" è una cover dei nostri DGM e nella versione qui presente sembra scritta appositamente per l'ugola di Michael Kiske, che non finisce mai di stupire in qualche modo, anche nei panni del semplice interprete. Le premesse di un lavoro rinvigorito vengono ridimensionate un po' per volta, si scivola verso brani più convenzionali, caratteristici mid tempo orecchiabili e lineari, caratterizzati da chorus prevedibili, in cui i tecnicismi di cui sopra vengono messi in secondo piano. Si tratta di brani ben costruiti e con la voce sempre sugli scudi, ma il risultato è decisamente meno accattivante del trittico iniziale e più in linea con la precedente produzione.

Il disco presenta alla fine dei conti tutti i limiti e i pregi del progetto Place Vendome ovvero come un livello esecutivo senz'altro eccellente non garantisca incondiziontamente altrettanto valore artistco. Tolto il sussulto iniziale, sembra mancare infatti quel pizzico di effetto sorpresa che distingue un buon disco di mestiere da una release di maggior rilievo. Kiske si conferma naturalmente un esecutore di assoluto livello ma resta il dubbio che il contributo di musicisti, produttori e arrangiatori sia sbilanciato a favore del singer tedesco più che volto alla sperimentazione e al miglioramento.




01. Close To The Sun
02. Welcome To The Edge
03. Hereafter
04. Strong
05. Across The Times
06. Riding The Ghost
07. Light Before The Dark
08. Falling Star
09. Breathing
10. Yesterday Is Gone
11. Helen
12. Distant Skies

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